
Martedì Europa ha pubblicato in prima pagina un articolo di Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, “Ma davvero l’Udc è meglio di noi?”, e nella pagina delle lettere una missiva a firma Associazione per la democrazia liberale, intitolata “Il manifesto di Rutelli e i liberali in cerca di leader”. L’articolo specifica le sue critiche, la lettera le formula in modo generico, entrambi contestando la decisione (ci auguriamo non definitiva) di Francesco Rutelli di uscire e di avvicinarsi all’Udc. Ferrante e Della Seta, chiedono all’ex leader della Margherita come possa pensare di costituire una posizione “liberale” coi fondamentaslisti teodem, peraltro ancora nel Pd, e coi seguaci di Casini che hanno votato per il testamento biologico formato clerico-stranamore, contro la repressione dell’omofobia, contro ogni nuovo diritto bioetico, e stanno col cuffarismo e con una questione morale più pesante di quella del Pd. Naturalmente, ognuno è padrone a casa sua, ma come potrebbero i liberali riconoscere come propria una casa come quella? Dunque, uno scritto lineare quello di Della Seta e Ferrante che contestano le tesi espresse da Rutelli sul Corriere.
Per niente lineare e quasi misteriosa ci sembra invece la lettera pubblicata nella nostra pagina “Lettere e commenti”: si firma Associazione per la democrazia liberale (forse abusivamente?) per criticare l’assoluto silenzio dell’Associazione stessa di fronte agli sviluppi politici nel Pd. Anzi, per sostenere che «quel che si credeva di fare con l’Associazione» non si è fatto per «totale assenza di vita» dei liberali del Pd. L’accusa ci trova consenzienti, anche se, a parer nostro, la catalessi dell’Associazione per la democrazia liberale è cominciata il giorno stesso in cui ne lasciò la guida Valerio Zanone, ultima personalità in Italia della sinistra liberale. La pretesa di sostituire, come terza posizione nel Pd, i liberali coi liberal, fu sbagliatissima: perché storicamente e politicamente in Italia non esistono i liberal, ma i residui di liberali, radicali, repubblicani, socialisti democratici, post-azionisti, che mai in sessant’anni sono riusciti a stare insieme in più di qualche occasione.
Non poco, sia chiaro, ma senza alcuna vocazione a trasformare gli incontri in “terza forza”: come quegli uomini e donne che s’incontrano di tanto in tanto, fanno l’amore insieme, ma si guardano dal metter su famiglia o almeno coppia di fatto. Preferiscono, semmai, cercare accasamenti altrove: come i liberali di Biondi e Martino con Forza Italia, il repubblicano La Malfa col Pdl, ed ora sembra voler fare Rutelli con l’Udc. Ecco perché, mentre dall’Inghilterra alla Germania i liberali diventano il secondo o terzo partito, in Italia sono pattuglie disperse.
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