
15/10/10
Europa
Cara Europa, mentre in Italia tutto si sfascia (ultime notizie: il rifiuto di Tremonti di finanziare la riforma universitaria della Gelmini e la caduta dal cielo di Maroni per il mancato mantenimento dell'ordine pubblico a Genova), apprendo dalla Repubblica che il cavaliere, preoccupato per le perdite del suo Pdl tra astensioni e concorrenza leghista, vorrebbe trasferire in Italia i tea party di Sarah Palin, l'ex governatrice dell'Alaska sconfitta da Obama e ora in nuova edizione ancor più estremista, collaterale al partito repubblicano. I temi da trattare in questi tea party sono proprio quelli che Berlusconi sbandiera da 16 anni ("Meno tasse per tutti" fu lo slogan del 1994), mentre non uno di essi può dirsi risolto, se polemizziamo ancora sulla "sicurezza" delle città dopo gli episodi fisicamente e moralmente disastrosi di Milano e Roma. Cosa contrapporrà il Pd a questa "nuova" trovata propagandistica? Filiberto Menna, Napoli
Caro Menna, io spero che il Pd contrapponga cose relativamente nuove: come proprio ieri ha fatto Bersani proponendo, in una lunga lettera al Corriere della sera, che la scuola e l'università siano finanziate riservando ad esse le risorse che verranno dalla vendita delle frequenze liberate dal passaggio al sistema digitale. Mi piacerebbe veder battere e ribattere in tv che la sicurezza dei cittadini non può dirsi mai certa se non c'è la partecipazione attiva dei cittadini stessi alla vigilanza e alla repressione. Lasciamo perdere le defaillances della polizia o dei servizi sulla vicenda di Genova, per la quale s'è rischiata una guerra diplomatica tra Roma e Belgrado.
Ma, parlando di episodi "minimi", il massacro di un tassista a Milano da parte di un branco non di immigrati ma di italiani, e il selvaggio ko di una infermiera romena nella metropolitana di Roma, da parte di un picchiatore non inesperto e anch'esso di pura stirpe italica, dimostrano che dopo 16 anni di predicazione della sicurezza - intesa come propaganda e "chiusura" dei confini - si continua a morire ammazzati (tenendo fuori del conto le donne che muoiono in sala parto per colpa dei medici, i detenuti che si suicidano in carcere, già più di 50 quest'anno.
Come dicono i radicali, è il nostro modo di praticare la pena di morte). Il Pd dovrebbe fare pedagogia di corresponsabilizzazione civica nei fatti delittuosi che accadono; per esempio, chiedere a insegnanti, preti, televisioni di inserire nel loro impegno l'educazione dei cittadini a solidarizzare con le vittime, senza chiudersi nelle omertà e nelle vergognose fughe dal soccorso, che abbiamo visto a Roma e a Milano. Riorganizzare molta parte del sistema ospedaliero in modo da venire incontro alle donne e ai bambini nel momento del parto (altro che chiacchiere bioetiche sul valore della vita), dando personale e mezzi dove sono carenti. Aumentare nelle carceri il personale di polizia e sfoltire le celle adattando a prigioni alcuni fra i tanti palazzi abbandonati dalle amministrazioni pubbliche (dopo l'unità d'Italia, si fece così coi conventi, espropriati alla manomorta ecclesiastica).
Occorrerebbe non solo irridere all'idea di affidare alla Santanché-Palin temi come i clandestini, la patria, la chiesa, la bioetica, le tasse, il patriottismo, l'onore della nazione, interpretati alla Far West e buoni per la destra bigotta e violenta.
Ma occorrerebbe andare in concreto nelle industrie, nelle università, negli ospedali, nelle scuole, nei quartieri delle interminabili periferie, nelle associazioni caritatevoli che soccorrono con una minestra calda i poveri sempre più numerosi, nei cantieri dove si può morire senza tutela, tra i giovani che sembrano aver rinunciato all'avvenire, portando ovunque la voce di un'alternativa di governo che sposti le risorse dagli interessi privatissimi, finora privilegiati, agli interessi pubblici, finora trascurati. E ora beffati coi tea party per baccanti. Insomma, una rivolta che sia essenzialmente culturale, affinché si esca almeno in parte da una situazione dove, come diceva Ennio Flaiano, «la mediocrità di un personaggio, purché largamente diffusa, suscita ammirazione», e dove noi tutti «abbiamo sostituito la pubblicità alla morale».
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