
Nel caldo dell'estate ho potuto constatare che si faceva strada da ambienti dell'opposizione addirittura un tentativo di scomodare la Chiesa cattolica come soggetto portatore di guarentigie finanziarie incondizionate, rinunciando alle quali si potrebbe recare ossigeno al risanamento dei conti pubblici. Sono tesi intrise di superficiale demagogia, che mi paiono voler scambiare la laicità dello Stato con il laicismo di stampo radicaleggiante, volendo accreditare nell'opinione pubblica l'immagine di una Chiesa in tutto il suo patrimonio immobiliare esente da contribuzione fiscale. Ma l'esenzione dall'Ici riguarda le chiese e gli immobili strumentali all'esercizio di funzioni pastorali, non quelli di uso commerciale o quelli locati che producono reddito. Mi è parso dunque di veder riesumato il solito luogo comune di una Chiesa ricca che contravverrebbe ai suoi doveri di sobrietà, con un elevato tasso di disonestà intellettuale che dimentica, o finge di dimenticare, l'esistenza di tanti immobili ecclesiastici che svolgono attività socialmente utili e il cui utilizzo concorre gratuitamente a surrogare deficienze dello Stato.
Se qualcuno vuole tassare anche le sedi della Caritas o un oratorio, deve avere la sincerità di farsi carico di queste posizioni, ma non è accettabile che si faccia passare la Chiesa cattolica per un evasore fiscale legalizzato.
Daniele Bagnai Firenze
È così. Per questo abbiamo proposto di invitare al prossimo Meeting di Rimini quel diavolo di Marco Pannella. Sarebbe una buona cosa tra gente che crede ancora in qualcosa.
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