
Caro direttore, a proposito delle affermazioni di Concita De Gregorio riprese da più giornali sulla vicenda delle elezioni regionali del 2010 (come mai ora, a distanza di un anno dalle "rivelazioni" di un «dirigente democratico»?), si fa riferimento a una presunta «strategia» di qualcuno nel Pd regionale finalizzata a far perdere le elezioni alla Bonino (e al centrosinistra!), che mi sembra francamente infondata e paradossale. Soprattutto perché viene attribuita a chi era tra i fautori di questa scelta.
Nel contesto di questa "rivelazione" si citano alcune dichiarazioni di allora, tra cui una mia, che dovrebbero avvalorare questa tesi. Ma non è corretto mettere sullo stesso piano un presunto "sabotaggio" della candidata alla Presidenza durante la campagna elettorale con la posizione limpida presa prima delle elezioni, a viso aperto, da chi, come me e un gruppo di democratici (nonché la Binetti, anche se lei ha poi lasciato il Pd e noi no), espresse riserve sulla proposta di candidare Emma Bonino a presidente della Regione per il centrosinistra. Non ho difficoltà a confermare che esposi in direzione regionale e poi nazionale le mie perplessità su tale scelta, pur riconoscendone la statura politica, perché non ritenevo che la Bonino potesse esprimere compiutamente una sintesi culturale e politica del centrosinistra, e in particolare del Pd, così come avrebbero avuto difficoltà a riconoscersi nella sua candidatura sensibilità ed espressioni sociali, non solo cattoliche, a Roma e nel Lazio.
Molti segnali ci dicevano che si rischiava di consegnare alla Polverini il consenso di mondi che si sarebbero sentiti non interpretati, con esiti che sarebbero andati oltre la campagna elettorale. Cosa che è puntualmente avvenuta anche da parte di realtà aperte e sensibili, soprattutto nel mondo cattolico.
Una volta ufficializzata la candidatura di Emma Bonino, insieme a un gruppo di democratici affini per storia e cultura politica di provenienza, abbiamo chiesto un incontro con la candidata sulla base di un articolato documento che le abbiamo sottoposto come contributo per il suo programma elettorale, con alcune priorità per noi rilevanti tra i quali la trasparenza, le politiche familiari, l'occupazione e lo sviluppo, le nuove generazioni, la riforma istituzionale della regione, il rilancio della sanità, i servizi sociali, l'immigrazione e le pari opportunità. Le chiedevamo inoltre di dare forti segnali di rispetto di tutte le culture del nostro partito e le abbiamo posto tre questioni per noi centrali: la concezione laica ma non laicista della nostra Costituzione, anche a proposito della famiglia, una concezione solidarista nel sociale e nell'economia, la disponibilità a promuovere, ciascuno nella propria autonomia, la collaborazione tra istituzioni civili e religiose per il bene comune. E infine la richiesta di restare, se perdente, a guidare la coalizione in Regione.
Come si vede, abbiamo voluto un confronto sereno ma esigente sui temi e le scelte programmatiche per il Lazio e su queste basi ci siamo impegnati nella campagna elettorale.
Purtroppo alcuni silenzi della Bonino su queste questioni significative non solo per noi, la decisione di essere candidata contemporaneamente in Lombardia (e non in alleanza con il Pd), la scelta di concentrare su Roma la campagna elettorale, nonostante una significativa affermazione, non hanno aiutato soprattutto chi, come noi, aveva un compito più arduo di mediazione e di accreditamento presso l'elettorato più scettico e preoccupato da derive laiciste o elitarie.
Dispiace che quella che poteva essere un'interessante - anche se forse scomoda - analisi e ricostruzione dei fatti e della dialettica politica in seno a un partito democratico anche di fatto, sia stata immiserita in una ulteriore occasione di "teatrino politico".
© 2011 L'Unità. Tutti i diritti riservati