
31/03/11
È vita (Avvenire)
Nei giorni scorsi ho spiegato su L'Unità che con il mutare del comune sentire sono stati aboliti o modificati diversi articoli del codice penale, emanato nel 1930 in pieno regime fascista. E, ho ricordato i tre casi del delitto d'onore, del matrimonio riparatore e del concubinato. Dunque ho scritto - è possibile intervenire anche sull'articolo 579 che punisce il suicidio assistito (equiparabile alla eutanasia, che non esiste come reato a sé). In molti altri articoli - che certamente non sono sfuggiti a L'Avvenire - non ho sostenuto, naturalmente, che questo reato vada abolito, ma solo che all'articolo 579 si può aggiungere un comma che depenalizzi il comportamento del medico che aiuta un malato a morire a due condizioni: che si tratti di un malato inguaribile; che egli sia nel pieno delle sue capacità mentali. L'Avvenire mi attribuisce la tesi - che non c'è né nella mia mente né nel mio articolo su L'Unità secondo la quale una legge vecchia, specie se "fascistissima" (aggettivo mai usato da me) deve essere cambiata. Evidentemente al quotidiano dei Vescovi non sta bene che siano stati abrogati i tre vergognosi articoli cui ho fatto riferimento. Ma soprattutto non gli sta bene che il 67% degli italiani (maggioranza dei cattolici compresa) sia favorevole alla eutanasia. Per non dire dell'80% che è favorevole ad un testamento biologico "vero", di livello europeo, e non inumano,e incostituzionale come quello previsto dalla legge del centrodestra. Una domanda vorrei fare a L'Avvenire: perché non lasciate i malati terminali e non credenti liberi di morire? Qualcuno forse impedisce a voi cattolici integralisti di restare attaccati fin che vi sembra giusto alle macchine ed ai sondini? Grazie per l'ospitalità.
Carlo Troilo Associazione Luca Coscioni
P.S. Un mio fratello, malato terminale di leucemia, non potendo ottenere l'eutanasia, si è suicidato gettandosi dal quarto piano, come fanno ogni anno almeno 1.000 malati terminali (dato Istat). Dov'è finito il più nobile valore del cristianesimo, la pietà?
Risponde Tommaso Gomez.
Bisogna partire dal post scriptum, per comprendere metodo e sostanza della campagna in atto a favore del suicidio assistito, Troilo (non solo lui: è un ritornello a più voci) afferma che «almeno 1.000 malati terminali» si tolgono la vita ogni anno non potendo ottenere l'eutanasia. E garantisce: sono «dati Istat». Eccoli, i dati Istat fornitimi dall'Istat stesso, e riferiti all'ultimo anno disponibile, il 2008. I suicidi accertati sono 2.828. Il movente in poco più di mille casi non è indicato. Per malattia sono 1.316, Ma Troilo aggiunge: malati «terminali». L'Istat non parla mai di «terminali», ma genericamente di «malattia fisica», non necessariamente terminale. I casi sono 306. Per «malattia psichica» sono invece 1.010, la netta maggioranza. Troilo e altri forniscono da tempo un dato ampiamente inesatto, senza che nessuno, tranne noi, li corregga. Caro Troilo, continuiamo a pensare che assimilare il suicidio assistito all'adulterio sia una sciocchezza; che i malati psichici vadano amati, accompagnati, curati con tutti i mezzi disponibili; e che il dolore, psichico e fisico, vada alleviato, possibilmente eliminato del tutto. La morte non è mai una cura. Il resto sono inezie formali. L'aggettivo "fascistissimo" è tutto mio e le virgolette le aggiunge arbitrariamente Troilo. Infine respingo energicamente al mittente la lezione sulla pietà: per noi garantiscono la quisquilia di duemila anni di storia del cristianesimo; e anche quel «cattolici integralisti», la solita pigra etichetta che, in mancanza di argomenti, ci viene affibbiata con disprezzo, secondo l'antica tattica: irridi il tuo interlocutore; e le sue ragioni sembreranno torti.
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