
Sono uno dei 141 mila cittadini che, tramite la rete, si sta mobilitando per far emergere e discutere il tema dei privilegi fiscali della Chiesa. Proprio nei giorni in cui si dibatte una manovra che tutto taglia e nulla risparmia, reputo ingiustificabile il silenzio (quasi) totale della politica su questo argomento. Prendiamo, ad esempio, l'imposta Ici. Grazie ad una legge di ambigua interpretazione (o facile aggiramento), che riconosce l'esenzione per attività non esclusivamente commerciali», strutture turistiche come case per ferie, alberghi, negozi risultano esentati dall'imposta per il solo fatto di esser gestite da enti ecclesiastici. Non è forse concorrenza sleale? Il mio non vuole essere un attacco alla Chiesa, tutt'altro. È la semplice affermazione che privilegi (ingiustificati!) esistono. E che, da cittadini credenti o non credenti, riteniamo debbano finire. Per non parlare poi del meccanismo (truffaldino) dell'8xmille, secondo il quale le scelte inespresse non vengono esautorate dalla ripartizione. Quelle quote, infatti, vengono comunque ripartite a favore delle confessioni religiose, seguendo proporzionalmente le scelte espresse. Con buona pace di quel 60% di contribuenti che non hanno indicato una scelta e che si vedono - a loro dispetto ripartiti i propri 600 milioni di euro. Non ci vuole molto a comprendere l'iniquità della disciplina. Sulla rete abbiamo coinvolto direttamente i Segretari di partito, affinché dessero conto della loro posizione. Ad eccezione dei Radicali, c'è stato il silenzio. Purtroppo non comprendono la perdita di un'importante occasione; quella, cioè, di ritornare a parlare alla gente e riacquisire la credibilità che oggi non vediamo.
Alba Manfredi
© 2011 Il Manifesto. Tutti i diritti riservati