
Negli opposti schieramenti politici c'è fermento. Nel Pd, il «rottamatore» Renzi si è candidato come l'antagonista primario del leader Bersani per le prossime primarie, proponendo se stesso più che un condivisibile programma politico di sinistra. Nel Pdl, fino a qualche giorno fa, regnava sovrana la confusione. Silvio Berlusconi, da tempo in caduta di consensi, pare che abbia studiato a tavolino la strategia di Grillo e si dice che sia affascinato dal sindaco di Firenze, figura giovanilistica con ampio seguito. Ma la politica, si sa, è anche l'arte del cambiamento e dello scompaginamento. Il critico d'arte Vittorio Sgarbi, il prossimo 14 luglio, presenterà addirittura il suo «Partito della Rivoluzione», segnalandosi come l'ultimo demiurgo del centrodestra: «Sono io l'anti-Grillo e il Cavaliere lo ha capito».
L'ex parlamentare, già candidato con Forza Italia, già fondatore di una lista Pannella-Sgarbi, già sindaco di liste civiche, che alle passate europee sperava di proporsi all'Udc o alla Lega, è veramente la più sconvolgente «novità» della politica italiana contemporanea. Il partito che s'appresta a fondare sarà della rivoluzione sociale o, più verosimilmente, del presenzialismo narcisistico e individualistico?
Marcello Buttazzo Lequile (Lecce)
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