
27/08/10
Il Mattino
In numerosi articoli sulla stampa locale e nazionale, convegni e trasmissioni su Radio Radicale, chi scrive ha proposto strade per uscire dal labirinto dello smaltimento dei rifiuti che a Napoli è particolarmente intricato. Una di queste strade è stata illustrata al dottor Bertolaso il 27 maggio 2008, che ha dimostrato interesse al punto da chiedere cartografie e dati numerici. Essa era ed è molto semplice. Oggi le due operazioni della raccolta dei rifiuti e dello smaltimento sono ancora separate ed affidate a organismi diversi. Bisogna sapere che gli imballaggi sono materiali inorganici (non inquinanti) e costituiscono circa il 60% dei rifiuti urbani, rispetto a quelli organici. Se si vogliono ridurre sia le discariche che gli inceneritori, basta fare come in tutto il mondo civile: separare i primi dai secondi. Ebbene questa semplice operazione in Campania non la si vuole fare. Essava contro gli interessi: sia, dei clan che controllano le discariche; sia delle lobbies degli inceneritori. Per i primi, più immondizia si manda in discarica, più si guadagna. Lo stesso per i secondi: più si brucia più si fanno soldi.
Ma l'aspetto più paradossale è che i due schieramenti, da un lato, sono concorrenti nell'accaparrarsi l'immondizia; dall'altro, complici nell'ostacolare la raccolta differenziata. L'obiettivo comune è continuare a mischiare l'umido (organico) puteolente, con gli imballaggi (inerti) e inodore. In questo modo si garantisce la ricerca incessante di discariche e il lavoro permanente degli inceneritori. Il problema dello smaltimento dei rifiuti a Napoli non si risolverà finché si mischierà l'umido con gli imballaggi. In quel preciso istante si perpetua un crimine contro la società e l'ambiente. Oggi si è ristabilito un accordo tacito tra i due gruppi di potere che si contendono la spazzatura e le risorse pubbliche, confermando che «la raccolta differenziata è stata sabotata per anni» (Walter Ganapini, 16 marzo 2008), come denunciammo nel 1994. Questa condizione è stata evidenziata nel 2008 da Pia Bucella, responsabile della Direzione Ambiente dell'Esecutivo Ue: «Siamo nel 2008 e in Campania non esiste ancora un'idea concreta del come organizzare il ciclo dei rifiuti», aggiungendo: «La direttiva europea sui rifiuti esiste da 33 anni. E non è troppo ambizioso chiedere alla Campania di rispettarla».
Oggi il Corpo Forestale ha censito 2500 discariche abusive e siti inquinati. Non esistono discariche legali di rifiuti tossici, mentre proliferano quelle illegali preferite dalle industrie del nord. Non c'è riduzione a monte degli imballaggi, né compostaggio perché «gli impianti acquistati sono stati sabotati» (Ganapini). Nella provincia di Napoli, epicentro del disastro, il tacito accordo è: non ridurre i rifiuti. Il generale Giannini ha precisato che l'impianto di Acerra «è destinato a bruciare in circa trent'anni i nove milioni di ecoballe giacenti, allora esaurirà anche la sua funzione per il consumo delle griglie». In realtà, il disastro ambientale è il culmine dello scontro tra il monopolio dei clan delle discariche e quello della lobby degli inceneritori risolto, paradossalmente, con la vittoria di entrambi; da un lato la moltiplicazione delle discariche e uno stoccaggio abnorme di ecoballe; dall'altro, una richiesta insensata di altri inceneritori, mentre quello di Acerra stenta a funzionare. Intanto separare tali rifiuti dimezzerebbe l'esigenza di nuove discariche e quelli da incenerire. A maggio 2008 chi scrive propose al commissario Bertolaso di utilizzare gli oltre 60 siti di Aree per lo sviluppo industriale (Asi), già attrezzate e inutilizzate (120 ettari), per lo stoccaggio in appositi «scarrabili» degli imballaggi inerti. Questa proposta prima o poi si imporrà come l'unica praticabile per ridurre le discariche e l'incenerimento. In tale contesto, infuria la caccia alle streghe coinvolgendo ignari cittadini.
Il Mattino scrive che presso un campo rom «è stato individuato un plastico raffigurante il centro storico di Napoli, oltre a decine di progetti per costruzioni edili e rifacimenti di intere zone della città» con «riferimento allo studio di architettura» del sottoscritto. Ebbene, si avanzano dubbi sul ritrovamento perché: 1) non ho mai elaborato un plastico per il centro storico che, peraltro, sarebbe gigantesco; 2) se lo avessi fatto non lo avrei buttato via; 3) anche perché i disegni ed i plastici del sottoscritto sono stati acquistati dal Centro Pompidou di Parigi; 4) se non fosse stata un'operazione più che legale sarebbe scomparso il nome del sottoscritto da tali disegni. Comunque resto in attesa di visionare disegni e plastici che, comunque, non potrebbero che essere di piccole dimensioni, compatibili con i cassonetti di raccolta dei rifiuti urbani non speciali.
© 2010 Il Mattino. Tutti i diritti riservati