
Egregio Direttore, indigna che si debba trasformare, da parte di gruppi non sparuti, ma di certo organizzati e pericolosi, una manifestazione di protesta in una guerriglia ove si devasta, brucia, assalta. La violenza distrugge ogni buona ragione e trasforma in qualcosa di esecrabile una indignazione che ha le sue motivazioni e che altrove si è espressa in maniera nonviolenta. Ora ci sarà chi riterrà che tali atti sono stati premeditati da infiltrati, altri li attribuirà a gruppi para-politici contigui a chi ha organizzato la manifestazione.
E si riaprirà il solito dibattito tipicamente italiano dove tutto viene letto con gli occhiali dell'ideologia o tifoseria di appartenenza. Il triste ed inquietante "copione" di Genova, per rimanere in anni più recenti, si ripete.
Legittimo chiedersi da una parte come mai le autorità e gli organi preposti alla prevenzione e alla sicurezza non siano stati in grado di individuare e fermare prima che si infilino nel corteo tali individui e dall'altro come mai i promotori nonviolenti della manifestazione non abbiano avuto la volontà o accortezza di impedire che si mescolassero a loro. Colpisce, comunque, anche la violenza verbale e l'insulto usati verso un esponente politico che si può civilmente criticare, che, peraltro, partecipava al corteo e che merita rispetto anche per la coerenza della sue battaglie civili decennali (mi riferisco a Pannella), tra cui quelle avverse alla partitocrazia, al clientelismo e agli sprechi. Occorre che preventivamente e nettamente i manifestanti pacifici mantengano una netta distanza e condannino senza distinguo i comportamenti violenti dei cosiddetti incappucciati o black bloc e che maturi, anche in chi è arrabbiato, una capacità di confrontarsi civilmente affermando le proprie idee senza aggredire verbalmente chi assume posizioni autonome.
Manlio Rizzo
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