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Caro direttore, la lettura quotidiana di Avvenire, che è sempre stata interessante e formativa, è diventata ultimamente persino avvincente e appassionante. Le vicende di Sanremo e prima quelle sulla trasmissione di Fazio e Saviano e la battaglia per la corretta informazione sul regime fiscale degli enti non profit (in particolare quelli del mondo cattolico) e altre vicende dimostrano che il quotidiano è seguito, letto e tenuto in forte considerazione non solo dai suoi lettori (a proposito, l'ultimo siparietto dei radicali che diffamano una diocesi e poi dicono che chiederanno i danni è davvero esilarante, ma anche istruttivo...). Mai avrei immaginato di vedere un giorno il direttore di Avvenire in programmi come "Le Iene" o "La vita in diretta" ascoltato con attenzione e rispetto. E anche se spesso e volentieri non ottiene il giusto spazio nelle rassegne stampa, sappiamo che comunque ciò che compare su Avvenire non viene ignorato. Contrasta con questo dato il fatto che giovedì 23 febbraio il Tg5, nel presentare le cifre delle vendite dei quotidiani italiani non ha inserito Avvenire che mi risulta venda più di centomila copie e quindi supera alcuni quotidiani (citati invece dal Tg5) che ne raggiungono circa 70.000. Dipende forse dal fatto che, avendo Avvenire una dichiarata ispirazione cattolica, non viene equiparato ai quotidiani ritenuti generalisti ma a quelli sportivi e di partito, o da cos'altro?
Luigi Murtas, Cagliari
Strano. Credo che si sia trattato di una distrazione del Tg5, che in genere non soffre affatto di amnesie nei nostri confronti. Siamo, è vero, un quotidiano "diverso" per ispirazione e per scelta, e crediamo che i lettori si conquistino facendoli pensare e non "lusingandoli", ma stiamo in classifica a pienissimo titolo e, come lei annota, con peso specifico e risultati importanti. Che però non ci appagano e ci spingono a essere più attenti, più incisivi, più utili e più... capiti dai lettori che abbiamo già e da quelli che speriamo di avere.
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