
Parte la corsa per abolire il «porcellum». Ed è subito scontro. Sulla necessità di cambiare il sistema elettorale in vigore sono (quasi) tutti d'accordo, ma la nascita di un Comitato per il referendum fa litigare i nemici del modello ideato da Roberto Calderoli. La mobilitazione trasversale «Io firmo. Riprendiamoci il voto» è stata presentata a Roma da Stefano Passigli e ha suscitato un vespaio di polemiche. Insorgono referendari storici come Segni, costituzionalisti come Ceccanti e Barbera, i veltroniani con Tonini e i Radicali con Staderini. Ma intanto il comitato continua a reclutare nomi noti della cultura: Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Tullio De Mauro, Umberto Eco; Vittorio Gregotti, Giovanni Sartori, Renzo Piano, Innocenzo Cipolletta... Il comitato ha depositato i quesiti in Cassazione e ha lanciato la raccolta delle 500 mila firme necessarie. «Sì agli eletti, no ai nominati», dice uno degli slogan della campagna. Abolire le liste bloccate è il primo obbiettivo dei referendari, che vogliono cancellare il premio di maggioranza e l'indicazione del candidato premier, nonché fissare una soglia di sbarramento unica al 4%.. La Camera risulterebbe eletta col proporzionale e i parlamentari non sarebbero più nominati dalle segreterie dei partiti, ma scelti con la preferenza unica. Il Senato sarebbe eletto su base regionale, senza premio e in collegi uninominali. Mario Segni, leader del fronte referendario anni 90, accusa Passigli di voler tornare «al periodo più squallido della prima Repubblica» e ai governi «fatti e disfatti dai partiti alle spalle dei cittadini».
Ma Passigli ribalta le critiche: «Segni, come tutti gli autori, soffre di gelosia nei confronti delle opere altrui». Arturo Parisi non è d'accordo, anche per lui si tornerebbe «indietro di vent'anni» e a scegliere i governi sarebbero i «capipartito». Referendum «strambo» è il commento di Augusto Barbera, convinto che i promotori stiano agitando uno specchietto per le allodole: «L'elettore non sceglierebbe i governi e nemmeno i candidati». Il segretario radicale Mario Staderini trova «grottesco» che Passigli abbia escogitato una «controriforma proporzionalistica che ci porterebbe dritti a Weimar, mentre Pierluigi Mantini conferma il gradimento dell'Udc e rilancia il modello tedesco: «Sosteniamo il comitato con convinzione».
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