
E’ difficile capire quanto pesi lo scontro di potere, quanto le antipatie personali e quanto una lettura diversa della crisi economica. Probabilmente i fattori si intrecciano. E il centrodestra vive ore di incertezza per lo scontro fra Giulio Tremonti e quello che il ministro dell’Economia tende a raffigurare come «il partito della spesa» del Pdl. Il nervosismo sta lievitando al punto che qualcuno evoca il fantasma del 2004, quando Tremonti fu messo da parte; anche se un anno dopo Berlusconi fu costretto a richiamarlo. La pressione sul premier perché riduca l’ipoteca del ministro sulla politica economica è vistosa. Ma lo è anche la determinazione della Lega a difenderlo.
Il risultato ha qualcosa di paradossale. Tremonti, uomo-chiave del rigore, interlocutore delle cancellerie europee, riscuote l’ostilità di una grossa fetta del proprio partito; ma viene protetto da Umberto Bossi, quasi fosse un suo ministro. E Berlusconi è costretto a mediare fra la mezza ribellione di una parte del Pdl, sostenuta da Gianfranco Fini, e l’apparente «aut aut» leghista a favore del titolare dell’Economia. Il punto interrogativo riguarda i contraccolpi che questo braccio di ferro provocherà sul governo. Viene da chiedersi se la coalizione sopravviverebbe ad uno strappo del genere a nemmeno due anni dal voto.
Gli alleati di Tremonti dicono che è insostituibile; che cambiarlo significherebbe esporre l’Italia ad una perdita di credibilità internazionale. La ripresa, secondo loro, va governata con una cautela al limite della diffidenza. L`idea di allentare i cordoni della spesa pubblica è considerata imprudente, se non avventurosa. Non solo. Il vero «commissariamento» di Berlusconi, che gli avversari del ministro attribuiscono alla Lega, arriverebbe in realtà insieme con un altro ministro dell`Economia; e al dopo-Tremonti seguirebbe una crisi del governo. Ma il fronte opposto, per quanto frastagliato e diviso sugli obiettivi finali, confuta queste tesi. Ed appare accomunato dalla volontà di ottenere più collegialità, e più intervento pubblico per la ripresa: eufemismi dietro i quali si nasconde il ridimensionamento dei poteri tremontiani. Si tratta di una manovra affiorata già in passato. Ma nelle ultime ore ha preso spinta: sia per il logoramento dei rapporti umani fra Tremonti e molti colleghi di governo; sia perché si intreccia con le trattative fra Pdl e Lega per il primato al Nord. Per questo, sembra naufragata l`ipotesi di una sua promozione a vice-premier. E si insiste sull`esigenza che sia Berlusconi a dettare l`agenda economica. L`esito della riunione odierna della maggioranza farà capire qualcosa di più. Ma la consapevolezza dei rischi che il Paese può correre in un momento così delicato dovrebbe consigliare a tutti ragionevolezza e umiltà. I compromessi, a volte, sono il male minore.
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