
19/10/09
Il Giornale
Caro Brachino, e così ti sei beccato anche tu del killer perché hai mandato in onda un servizio del quale l’umanità avrebbe potuto fare a meno, machenonmisembradestinato al museo degli orrori, sorte che invece toccherà forse alla sentenza relativa alla Mondadori cui il giudice Mesiano deve la notorietà. In fondo il filmato galeotto mostrava il volto, altrimenti sconosciuto dell’uomo in questo momento più chiacchierato: già, non succede ogni giorno che una toga condanni un’azienda a pagare 750 milioni (vent’anni dopo l’inizio della controversia) senza consultarsi con un esperto in materia, cioè un perito. A chi diventa in qualche modo famoso capita di esser colto dall’obiettivo o dallatelecamera e di essere proposto al grande pubblico. Che male c’è? E di cosa si duole il magistrato protagonista? Molti suoi colleghi hanno avuto lo stesso trattamento e quasi tutti ne sono stati contenti; non aspettavano altro per uscire dalla routine grigia dei tribunali e salire alla ribalta. La storia della giustizia e del giornalismo - scritto e televisivo - è piena di episodi gravi al confronto dei quali quello di Mesiano è leggero, dato che questi non è stato presentato in tivù come un mostro, a differenza di Alberto Stasi da Garlasco, ma semplicemente come un personaggio stravagante. Tanto è vero che adesso le discussioni sul caso vertono su un paio di calzini turchese, divenuti simbolo di uno scandalo minore oppure tale da offuscare il nocciolo della questione, la sentenza multimilionaria che salva i bilanci asfittici di De Benedetti e minaccia di soffocare quelli berlusconiani. Insomma, una vicenda drammatica per la cassa di un’impresa è stata ridotta dai puristi dell’informazione, gli stessi che ti vorrebbero insegnare il mestiere, a un dibattito sul pedalino giudiziario irritualmente turchese. I soloni della deontologia si interrogano: i piedi della giustizia sono tutelati dalla legge sulla privacy o no? E in attesa del verdetto, Franceschini, segretario del Pd, invita i progressisti sensibili al dilemma a fare come lui: indossare calzini di colore tendente al celeste (difficilmente reperibili) per rendere a Mesiano una solidarietà cromaticamente apprezzabile. È la prima volta che un’idiozia simile viene presa sul serio non soltanto dalla sinistra, ma anche dalla stampa: ieri, per esempio, il quotidiano il Fatto, organo ufficiale dei forcaioli da salotto, ha dedicato ai pedalini mezzo giornale e due articoli in prima pagina, del direttore Antonio Padellaro e della firma di punta Marcio Travaglio. Anche l’illustrazione dei citati commenti era in tema: il disegno di una calza recante la scritta «Mesiano». È la prova che il tuo servizio censurato in realtà era perfettamente inserito nell’attualità, quindi lecito. Se desideri una conferma di ciò, fai un esperimento. Magari domani, incarica un cronista e un operatore di riprendere Michela Vittoria Brambilla (o altra star del Pdl) durante operazioni di pedicure, e trasmetti il pezzo. La sinistra spiritosa si sbellicherà dalle risa e ti proporrà per un premio alla satira, quella che piace a loro, genere Dandini e le sue inviate nel cesso di Palazzo Grazioli.
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