
Nelle carceri del Lazio “è emergenza sociale, strutturale, sanitaria. Si sospendano i nuovi ingressi”. Lo chiede in una nota la Fp Cgil Polizia penitenziaria Lazio, che cita numeri allarmanti: “Il dato della popolazione carceraria presente nelle carceri laziali a ieri sera è di 7.171 unità a fronte di una capienza di 4.834.
La situazione è drammatica: letti a castello ovunque, nelle celle, negli spazi socialità, nelle palestre definiscono una condizione che dire emergenziale è poco. Non solo, sono ormai stati cancellati i più elementari principi a fondamento di uno stato di diritto, ma siamo di fronte al rischio di una vera e propria esplosione del sistema carcerario laziale”.
Una “situazione di emergenza umanitaria, giudiziaria, sociale e, anche sanitaria di fronte alla quale, è ormai acclarato, l’amministrazione penitenziaria, centrale e regionale non è in grado di far fronte e che si sta scaricando totalmente sul personale di Polizia penitenziaria e sugli operatori tutti - accusa il sindacato - l’unica soluzione di risposta a questa emergenza è sospendere immediatamente gli ingressi in tutte le carceri laziali fino a che vi siano apprezzabili effetti di decongestione, di ritorno alla normalità.
Dobbiamo prendere atto, con senso di responsabilità, che le nostre carceri regionali non possono ricevere ancora arrestati e catturati, e che la soluzione immediata, al di là delle tante promesse non mantenute dai recenti ministri e dall’attuale Capo del Dap, sono le liste di attesa: si individui un numero massimo di detenuti, ai quali possono essere garantite concretamente condizioni di vita detentiva dignitose, e su quel numero si costruisca un sistema di ingressi a ‘pareggiò”.
“Chi si oppone a questa soluzione di civiltà, oltre che di ritorno alla legalità, si assume la responsabilità di sostenere che le carceri laziali possono continuare a vivere in queste condizioni, oltre che, ovviamente, la responsabilità di tutto ciò che può ancora succedere nei 14 penitenziari laziali”, conclude la nota. [3]