
09/09/10
La stampa
Doveva essere come il primo giorno di scuola dopo un mese di vacanza, con tutti i deputati lesti a riprendere il loro posto, magari non proprio rilassati dopo l'agosto dei veleni che prefigura la perdita di ogni certezza sul futuro, ma certo riposati dall'inattività. E invece: Transatlantico deserto ed emiciclo quasi vuoto, con i finiani Briguglio, Moroni e Urso guidati da Bocchino in prima fila e una ventina di deputati presenti degli altri gruppi. Sono tutti in giro per le feste di partito e si sapeva che quella di oggi era solo una seduta formale per comunicare le decisioni della riunione dei capigruppo sul calendario. Fatto sta che, complice la chiusura della buvette, il «corridoio dei passi perduti» ospita per tutto il giorno uno sciamare di giornalisti, pochi deputati più preoccupati che rinvigoriti e qualche leader impegnato in vertici cruciali per i destini del paese.
Alle dieci di mattina spunta Gianfranco Fini in persona prima della tormentata capigruppo dove Cicchitto e Reguzzoni sollevano il problema della sua incompatibilità. Fini più tardi lascerà la presidenza della seduta delle 17 al suo vice Antonio Leone e non si incrocia con Bossi e Tremonti, che pranzano insieme prima che il senatur lanci la minaccia di staccare la spina al governo. Alle quattro del pomeriggio il cortile di Montecitorio viene inondato da un acquazzone tropicale costringendo i pochi presenti a cercare riparo.
Arturo Parisi, confabula con Antonio La Forgia e Mario Barbi sui destini della legislatura, passa la radicale Rita Bernardini, appare l'ex An Donato Lamorte. Ma c'è pure Nicola Cosentino incollato al cellulare, il rutelliano Pino Pisicchio reduce da un summit dell'Api. Franceschini che corre fuori ad incontrare i precari della scuola, Sergio D'Antoni che difende Bonanni dagli attacchi e Livia Turco che sconsolata ammette di non aver «mai immaginato di dedicare due ore di una domenica davanti al televisore a guardare Fini».
I pochi conciliaboli sono tutti dedicati a Lui, alle contromosse del Cavaliere, al gioco del pallottoliere su chi vincerà le fantomatiche elezioni, se il presidente della Camera correrà da solo, facendo perdere voti preziosi a Berlusconi. «Sarà una bella partita - prevede Di Pietro mentre ingurgita uno yogurt nel bar accanto al ristorante - e ce la possiamo giocare 40 a 40, anche se purtroppo sono sicuro che non ci sarà tempo per fare le primarie». E in tutto questo, l'aula registra che la prossima seduta è convocata il 14-15 e 16 settembre per una serie di ratifiche e per l'informativa del governo sull'assassinio del sindaco di Pollica. E che, in attesa dell'arrivo a fine mese del premier in aula, il 20 settembre si discuterà il bilancio di previsione del Palazzo per il 2011. Tutto il resto è congelato, anche se i nodi da sciogliere non mancano: processo breve, tornato a sorpresa nell'ordine del giorno della commissione Giustizia; lodo Alfano bis, che potrebbe rientrare in agenda dopo le parole di Fini; ddl anti-corruzione, fermo nelle commissioni e intercettazioni, che non figurano nel calendario di settembre.
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