
A Milano, davanti al Duomo, c'è il grande albero argenteo e poco altro. Le luminarie sono rare e sottotono. Molti negozi semivuoti. L'atmosfera riflette più o meno la realtà economica depressa, e l'incertezza del futuro. La situazione è la stessa degli ultimi anni: né peggiore né migliore. Ma è come se d'improvviso non fosse più dissimulata. "Quelli di prima ci tenevano allegri mostrando le tette", mi dice sorridendo amaro un amico che ha bottega in centro. "Questi qui, invece, purtroppo per noi ci dicono la verítà".
Felice sintesi, direi. Che a suo modo rende perfino omaggio al Grande Imbroglione finalmente sparito, o quasi, dai telegiornali. Tette per tutti, per quasi vent'anni è stata una specie di Pigalle di massa, inclusi i poveri, incluse le siliconate a poco prezzo e oggi malamente collassate, come in Francia. Tutto che luccica nonostante e comunque, come in quel formidabile verso di De Gregori: "Si spengono le vetrine ma i prezzi continuano a scintillare". Il suo testamento politico fu quando ci disse che i ristoranti sono sempre pieni. Oggi ci direbbe che sono strapieni i negozi. Sull'uscio del suo negozio vuoto, il mio amico quasi rimpiange vent'anni di bugie. Se mai "Silvio" dovesse tornare in auge, sarà perché la realtà è così insopportabile che è meglio tornare a drogarsi.
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