
È veramente fenomenale la faccia tosta con la quale i protagonisti indiscussi dello sfascio ora vogliono chiudere la legislatura come niente fosse (cioè come se lo Stato non fosse in bancarotta) e rinverginarsi con una bella campagna elettorale. Nella quale, magari, giocarsela da vocianti innovatori dopo essere stati, per lunghi anni, l'alfa e l'omega di un potere politico tanto tracotante quanto inetto. Così è il populismo (del quale Berlusconi e Bossi sono il Gatto e la Volpe): un giorno a Palazzo, il giorno dopo a fare casino per le strade, un giorno reazionario e il giorno dopo rivoluzionario, basta non dover rendere conto ad altri che a se stessi e alla propria claque vociante, che fino a un minuto prima strillava sui suoi giornali "giù le mani dalla legislatura" e un minuto dopo strilla "evviva, tutti alle urne!".
Il gioco è talmente scoperto da suscitare, per istinto più che per calcolo, una improvvisa simpatia per qualunque soluzione che il Capo dello Stato riesca a trovare, raccogliendo i cocci che il governo in fuga lascia sul pavimento. Va bene tutto, compresa una maggioranza-pateracchio che vada da Fini a Bersani a Pisanu, con dentro anche il Papa e le guardie svizzere: dopo quello che abbiamo trangugiato per vent'anni, qualche mese di quarantena non farebbe una gran differenza.
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