
La ricandidatura di Riberlusconi è appena un dettaglio rispetto alla smisurata codardia degli uomini del centrodestra, nessuno dei quali ha il coraggio di dire quello che tutti (anche loro) sanno perfettamente, e cioè che è una scelta demente per il Paese e rovinosa per il centrodestra stesso. Non so se per ottimismo o per ingenuità, avrei giurato che quell'esercito di miracolati, lungo gli anni, avrebbe infine espresso qualcosa che rassomiglia, se non a una classe dirigente, a un vero partito politico, dove si discute e ci si scontra. E il cui giovane segretario, pochi mesi fa, aveva annunciato che il solo modo per eleggere i propri capi sarebbero state le primarie. Tutte fole, penose velleità di un'autonomia politica (e umana) che si è dissolta nel nulla appena il padrone ha aperto bocca. Possibile che non uno, dico non uno dei dirigenti del Pdl desideri cambiare candidato premier, e sia disposto a combattere per mantenere la promessa delle primarie? Una timidissima Giorgia Meloni confessa di pensare che "anche Berlusconi debba misurarsi con le primarie". Ma se ha già detto, il padrone, che neanche si sogna di farle, le primarie, che senso hanno questi bisbigli da comprimari? Dov'è la dignità politica della destra italiana?
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