
Che un partito politico (la Lega) paghi al suo capogruppo (Calderoli) l'affitto di un appartamento a Roma, non è uno scandalo. Specie se raffrontato ai tanti scandali veri, e disgustosi, venuti alla luce a proposito dell'uso dei fondi pubblici destinati ai partiti.
Ma si fatica, ormai, a fare distinzioni, a giudicare caso per caso. Si fatica perché ogni ragionamento è subito sommerso dalle urla indistinte della rivolta contro i partiti, e basta un ghetto sul web per intendere che su questo argomento per ogni voce pacata ce ne sono dieci isteriche e violente, già disposte, in cuor loro, a sputare sull'incatenato e ad applaudire il boia.
È uno dei danni collaterali delle rivoluzioni: nel polverone, tra le rovine, nelle strade invase, tutti i braccati si assomigliano, siano grandi o piccole (e a volte inesistenti) le loro responsabilità. E come se, nella canea, andasse smarrito il vaglio delle colpe.
E chi ha davvero rubato, chi ha scialato denaro pubblico, chi lo ha sottratto per i suoi porci comodi, è sempre il primo a dire che tutti sono ladri e tutti sporchi. Il vero politico ladro ha tutto l'interesse che si diffonda un clima di linciaggio: nella confusione, può sperare di farla franca.
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