
"Intrepido" è un termine che da tempo, e per ragioni misteriose, viene utilizzato solo in senso
critico o canzonatorio. E invece, per una volta, ne voglio fare un uso positivo, definendo appunto «intrepida» Rita Bernardini, deputata radicale eletta nelle liste del PD, e la sua azione a tutela
dei diritti delle persone private della libertà. Intrepida è, infatti, la sua quotidiana e meticolosa - e «maniacale», così appare ai suoi critici - opera di denuncia di tutte le iniquità che si consumano
all`interno delle carceri. Qui, alle antiche e strutturali «violenze istituzionali» - proprie di ogni sistema di coercizione - si è aggiunta l`abnorme crescita della popolazione detenuta, che ha superato le 66.000 unità. Il governo finora ha mostrato di voler affrontare una simile situazione ricorrendo a un solo strumento: la costruzione di nuove carceri. Progetto tanto miope quanto utopistico dal momento che il ritmo di realizzazione di nuove celle è fatalmente assai più lento del tasso di incremento della popolazione detenuta. L`unica strada alternativa e realistica è, invece,
quella della depenalizzazione e della de-carcerizzazione: ossia la riduzione del numero dei comportamenti classificati come reati e la riduzione del numero dei reati sanzionati con la reclusione in cella. Per ottenere che tale strada sia perlomeno intrapresa, Rita Bernardini ha attuato un lungo sciopero della fame. Dopo 19 giorni di silenzio, c`è stato un segnale di attenzione: il ministro Angelino Alfano ha inviato un disegno di legge alla Commissione giustizia della Camera che contiene alcuni elementi positivi. Eccoli: detenzione domiciliare (anche in luoghi pubblici e privati di assistenza e cura) per chi abbia ancora da scontare un anno di pena, anche se
recidivo; messa in prova nei processi per reati con pena inferiore a tre anni. Si tratta di indicazioni giuste ma sottoposte a limiti e vincoli che appaiono eccessivamente onerosi: obbligatorietà dello svolgimento di lavori socialmente utili e della «riparazione» nei confronti delle vittime (condizioni sacrosante ma assai difficili da applicare); aggravamento delle pene in caso di violazione delle regole delle misure alternative. Il rischio è che obblighi così rigidi portino al fallimento di queste nuove norme. Tuttavia ora il Parlamento ha l`opportunità di legiferare e di tradurre quel disegno in un provvedimento più razionale e giusto, che porti sollievo a una situazione diventata intollerabile, e che indichi una prospettiva di riforma per un sistema che sembra essere
decisamente irriformabile.
Bene ha fatto, dunque, la Bernardini, a interrompere uno sciopero della fame che ha già ottenuto un primo risultato. Siano altri, ora, ad assumersi le proprie responsabilità.
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