
Guardiamo avanti: il Conte di Cavour e la destra storica, il Risorgimento liberale, il motto mazziniano "pensiero e azione", le idee di libertà e la forza di un sogno sempre attuale. "Fare gli italiani, per Mazzini, voleva dire costruire la patria con i vincoli dell'associazione, del diritto comune, cancellare le caste, le ingiustizie sociali, i privilegi". Nell'anniversario dei 150 anni dall'Unità d'Italia, se qualcuno ritiene che il Risorgimento italiano sia una storia ormai tutta declinata al passato, dovrebbe leggere il libro scritto da Giuliano Amato e Paolo Peluffo: "Alfabeto italiano. Fatti e persone di una storia al presente" (Università Bocconi Editore, pagg. 257, euro 20,00). È un dizionario appassionante che, attraverso una serie di parole-chiave, ripercorre con semplicità le vicende e i profili biografici o ideali dei protagonisti dell'Ottocento. La peculiarità del libro, però, sta nel riuscire ad illuminare il nostro presente politico e civile. Gli autori ,insomma, riescono a mostrare e a descrivere una memoria da cui il lettore si ritrova inevitabilmente ad attingere per capire la realtà di oggi. Colpisce, allora, come le donne e gli uomini che compirono l'impresa risorgimentale muovessero le loro azioni dall'esigenza di costruire e non da quella di distruggere. Riuscirono cioè a coniugare pensiero e azione per un obiettivo alto: lo Stato liberale. Non a caso, nel libro si legge: "Ecco, il giovane Cavour è stato uno dei pochi grandi costruttori che ha guidato l'Italia" oppure si può leggere di Garibaldi che "ha rappresentato una scelta educativa che dura nel tempo. La rinuncia al potere". E qualche pagina più avanti si ribadisce che "Mazzini ha ragione: non è l'interesse che può legare, affratellare i giovani, farli diventare un popolo. Ci vuole un'idea forte, quasi pazza". Il libro di Amato e Peluffo è un vocabolario agile e pieno di scoperte, suddiviso in 70 voci raccolte in ordine alfabetico, da qui il titolo. Si va dalla lettera A di Abba per passare alla B di Belfiore, per poi proseguire con la C di Carboneria, fino ad arrivare alla D di Donne e a Foscolo, Leopardi, Manzoni, Opera Lirica, Pio IX, Solferino, Teano e avanti di questo passo, fin giù alla lettera Z di Zuavi. Questo dizionario racconta, in sintesi, episodi celebri e vicende poco note o sconosciute, a volte dimenticate della nostra storia.
Sono storie di sogni, di luoghi, di battaglie, di compromessi, che difficilmente avrebbero potuto trovare una narrazione più attuale e così rivelatrice del nostro presente. Un presente troppo spesso soffocato dal rumore, che copre gli ideali di fondo e le prospettive per il futuro. È una storia descritta nella sua spinta liberale, nei suoi pregi e nei suoi limiti, sempre rivolta alla costruzione di uno Stato italiano fino a quel momento ritenuto una mera utopia. È un racconto per tappe, per voci, per suoni proposti fuori dal mito eppure ugualmente appassionanti e vicino alle corde emotive del lettore di oggi. Il libro racconta le grandi gesta e le figure eminenti che segnarono quella sorta di "miracolo" politico e istituzionale che fu lo Stato unitario, ma soprattutto descrive la miseria che, all'inizio dell'Ottocento, pervadeva intere zone della nostra penisola: i salari da fame, la denutrizione, le malattie, la bassa aspettativa di vita. Alla fine di quel secolo rivoluzionario, quando il percorso risorgimentale apparve comunque incompleto e monco rispetto alle premesse e alle promesse, malgrado tutto, molti nodi vennero al pettine e, seppur tra vecchi e nuovi problemi, l'Italia dimostrò di aver compiuto enormi passi in avanti verso il futuro e la modernizzazione. Insomma, questo Alfabeto italiano, è un libro da leggere e da consigliare. Specialmente alla classe dirigente italiana di oggi. Ma mi piacerebbe che lo leggessero gli studenti. Per scelta e non per dovere.
Per scoprire un loro sogno. Così da raccontarlo ai genitori.
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