
11/05/10
La Repubblica - ed. Roma
"Io non c’entro nulla con i tifosi dello stadio, ma perché mi i tengono in carcere? Perché devo restare qui? Non capisco, aiutatemi». Stefano Gugliotta, il ragazzo picchiato dalla polizia la notte del 5 maggio vicino allo stadio Olimpico, non si dà pace. E’ distrutto, continua a ripetere alla madre e a tutti i politici che ieri sono stati a fargli visita a Regina Coeli, che non ha mai partecipato agli scontri. «Ho cenato a casa – ha ribadito al suo avvocato-sono uscito 15 minuti dopo l’inizio del secondo tempo della partita Roma-Inter,
che ho visto in tv insieme ai miei genitori, a mio fratello e alla mia fidanzata». «Sono sceso sotto casa-ha proseguito il giovane - avevo appuntamento con mio cugino e altri amici per festeggiare il suo quindicesimo compleanno. Ho deciso di andare a vedere in motorino se il pub in via del Pinturicchio era aperto, per passare la serata lì e quando ho visto che era chiuso ho fatto il giro per tornare indietro. In quel momento sono stato avvicinato dal poliziotto. Mi ha chiesto cosa stessi facendo lì, mi ha colpito al volto. E poi sono arrivati gli altri».
La procura di Roma sulla vicenda ha aperto un’inchiesta, su richiesta del difensore di Gugliotta, Cesare Piraino, e il primo nel pomeriggio tre poliziotti sono stati identificati. «Sono convinto che si sta lavorando per fare piena luce - ha detto il sindaco Alemanno - non solo nell’interesse del giovane, ma anche delle forze dell’ordine, impegnate ogni giorno per garantire la sicurezza di tutti i cittadini». «Occorre rendere obbligatori i numeri sui caschi degli agenti di polizia», ha chiesto il segretario dei radicali Mario Staderini che dopo aver visto e ascoltato il giovane, ieri a Regina Coeli ha avuto la sensazione che «quelle persone si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato».
E mentre arrivano richieste di interrogazioni parlamentari, il consigliere comunale Athos De Luca ha chiesto all’amministrazione comunale di costituirsi parte civile «qualora si riscontrassero responsabilità e abusi, non accettabili comunque neanche se il ragazzo avesse partecipato a eventuali incidenti post-partita».
Dubbi sulla detenzione in carcere del giovane vengono sollevati da Stefano Pedica, segretario regionale del Lazio dell’Idv: «Se da mercoledì non si trova la verità provata sull’arresto di Gugliotta, qualche cosa che non va c’è, ovvero: o che siamo di fronte a un clamoroso errore, come dai video appare evidente, o qualche verità viene celata».
Intanto il consigliere Monica Cirinnà, a nome del gruppo consiliare Pd capitolino, ha presentato una mozione urgente che impegni il sindaco a far sentire forte la voce della città. «Un’amministrazione comunale ha il dovere non solo di tutelare la sicurezza dei propri cittadini - ha detto il consigliere - ma anche di difenderli dagli abusi di potere che purtroppo, come dimostra il caso Cucchi, in questi mesi si stanno manifestando in tutta la loro atrocità». E’ con lei Ugo Cassone, vice presidente della commissione Politiche sociali: «Firmerò la mozione».
«La chiarezza in questo caso è un dovere e un diritto - hanno affermato gli agenti del Consap, la confederazione sindacale autonoma di polizia - Come sindacato siamo sempre pronti a difendere i colleghi, ma è evidente che le immagini e le testimonianze del pestaggio di viale Pinturicchio presentano delle anomalie. Chiarire i fatti è un diritto della gente».
che ho visto in tv insieme ai miei genitori, a mio fratello e alla mia fidanzata». «Sono sceso sotto casa-ha proseguito il giovane - avevo appuntamento con mio cugino e altri amici per festeggiare il suo quindicesimo compleanno. Ho deciso di andare a vedere in motorino se il pub in via del Pinturicchio era aperto, per passare la serata lì e quando ho visto che era chiuso ho fatto il giro per tornare indietro. In quel momento sono stato avvicinato dal poliziotto. Mi ha chiesto cosa stessi facendo lì, mi ha colpito al volto. E poi sono arrivati gli altri».
La procura di Roma sulla vicenda ha aperto un’inchiesta, su richiesta del difensore di Gugliotta, Cesare Piraino, e il primo nel pomeriggio tre poliziotti sono stati identificati. «Sono convinto che si sta lavorando per fare piena luce - ha detto il sindaco Alemanno - non solo nell’interesse del giovane, ma anche delle forze dell’ordine, impegnate ogni giorno per garantire la sicurezza di tutti i cittadini». «Occorre rendere obbligatori i numeri sui caschi degli agenti di polizia», ha chiesto il segretario dei radicali Mario Staderini che dopo aver visto e ascoltato il giovane, ieri a Regina Coeli ha avuto la sensazione che «quelle persone si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato».
E mentre arrivano richieste di interrogazioni parlamentari, il consigliere comunale Athos De Luca ha chiesto all’amministrazione comunale di costituirsi parte civile «qualora si riscontrassero responsabilità e abusi, non accettabili comunque neanche se il ragazzo avesse partecipato a eventuali incidenti post-partita».
Dubbi sulla detenzione in carcere del giovane vengono sollevati da Stefano Pedica, segretario regionale del Lazio dell’Idv: «Se da mercoledì non si trova la verità provata sull’arresto di Gugliotta, qualche cosa che non va c’è, ovvero: o che siamo di fronte a un clamoroso errore, come dai video appare evidente, o qualche verità viene celata».
Intanto il consigliere Monica Cirinnà, a nome del gruppo consiliare Pd capitolino, ha presentato una mozione urgente che impegni il sindaco a far sentire forte la voce della città. «Un’amministrazione comunale ha il dovere non solo di tutelare la sicurezza dei propri cittadini - ha detto il consigliere - ma anche di difenderli dagli abusi di potere che purtroppo, come dimostra il caso Cucchi, in questi mesi si stanno manifestando in tutta la loro atrocità». E’ con lei Ugo Cassone, vice presidente della commissione Politiche sociali: «Firmerò la mozione».
«La chiarezza in questo caso è un dovere e un diritto - hanno affermato gli agenti del Consap, la confederazione sindacale autonoma di polizia - Come sindacato siamo sempre pronti a difendere i colleghi, ma è evidente che le immagini e le testimonianze del pestaggio di viale Pinturicchio presentano delle anomalie. Chiarire i fatti è un diritto della gente».
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