
30/11/10
Corriere della Sera
L’elenco è finito. Dopo quattro settimane di liste e monologhi, di polemiche e ascolti, di persone che si sono sentite offese e altre rappresentate, si esaurisce Vieni via con me. La sintesi migliore la trovano i due protagonisti. Saviano: «Per superficialità oggi si definisce faziosa l’espressione di un punto di vista». Fazio: «Chi non si è sentito rappresentato da questa trasmissione, può farne un’altra: e noi la guarderemo volentieri».
Lo scrittore di Gomorra ha chiuso con due monologhi. Il secondo sul voto di scambio. «La politica spesso si è ridotta a scambio: si vota per avere un favore, per aprire un negozio, per un letto in una casa di riposo, per il vialetto sotto casa. Così la gente dice: i politici sono tutti uguali ma almeno questo mi dà qualcosa. Ti danno una cosa, ma ti tolgono tutto il resto». Mostra il tabellino dei prezzi: in Campania un voto costa dai 20 a 50 euro. Racconta la tecnica. «L’organizzazione criminale dà una scheda elettorale prevotata, "l’elettore va al seggio, sostituisce quella che gli danno con quella già votata, riporta quella bianca all’organizzazione e riceve i soldi».
Era partito dall’Abruzzo. Quello di Saviano è un racconto emotivo sulle storie dei ragazzi morti alla Casa dello studente a L’Aquila, sette piani sbriciolati: «Alle 3.32 arriva la scossa, dura 37 secondi (e lo schermo diventa buio per tutto quel tempo, ndr), crolla l’ala nord. Ci vogliono tre giorni per recuperare gli otto corpi. Sono vittime del terremoto? - si chiede lo scrittore -. Quel palazzo, se dovessero essere confermate le perizie, era una bomba a orologeria mancava un pilastro».
La puntata è stata punteggiata dai mille elenchi, marchio del programma, con variazioni sul tema. Fazio ha raccontato le cose che ha imparato facendo Vieni via con me («Ho imparato che per molti televisione pubblica vuol dire che siccome è di tutti, allora non si può dire niente»); Dario Fo si è affidato a Machiavelli, uno che della politica aveva capito parecchio; Milena Gabanelli ha fatto, ahilei, la lista delle cause (con richieste da 251 milioni di euro) che incombono sulla testa di «Report»; il procuratore antimafia Pietro Grasso ha detto che non ha bisogno per combattere la mafia «dell’annunciata riforma della giustizia, almeno di quella che propone la separazione delle carriere, l’appellabilità delle sentenze solo da parte del condannato, leggi ad personam». C’è stato l’omaggio a Walter Tobagi, con la figlia Benedetta a elencare le cose che le ha lasciato il padre; il ricordo di Enzo Biagi e delle sue frasi sugli italiani.
Si chiude. Comunque sia, che la Rai tiri un sospiro di sollievo per un programma da dieci milioni di spettatori dice molto dei tempi strani che ci stanno intorno.
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