
16/12/10
Corriere della Sera
Con la fiducia in tasca e soli tre voti di vantaggio alla Camera, il governo cerca ora di evitare le votazioni trappola che potrebbero essere pagate a caro prezzo. Ma il «Vietnam-parlamentare», promesso a Pdl e Lega da chi vorrebbe una rapida rivincita sul 314 a 311 di martedì 14 dicembre, per ora non c’è stato. Anzi, ieri la maggioranza ha ricevuto un sostanzioso aiutino dal terzo Polo (Udc, Fli, Api, Mpa), la non belligeranza del Pd e, nel caso del decreto sicurezza approvato definitivamente dal Senato, l’aperta collaborazione dell’Idv di Antonio Di Pietro. Non andrà sempre così. Alla Camera, sulla conversione in legge del decreto rifiuti, limato e arricchito con alcuni emendamenti dell’opposizione, non ci dovrebbero essere problemi: si vota ancora oggi e grazie all’appoggio del terzo Polo (più di 80 deputati) già stasera, o martedì 21, il testo verrà approvato in prima lettura. Ma alla maggioranza conviene tirare il freno a mano sui rifiuti perché, già da stamattina, nell’ordine del giorno della Camera ci sarà scritto che dopo l’approvazione del decreto si procederà all’esame dei provvedimenti già calendarizzati a novembre. E ci sono anche le quattro mozioni ad alto rischio: libertà d’informazione (Bocchino, Fli), Fisco (Bersani, Pd), sfiducia al ministro Calderoli (Di Pietro, Idv), sfiducia al ministro Bondi (Ghizzoni del Pd e Zazzera dell’Idv).
Per aggirare gli scogli la maggioranza ha bisogno di tempo fino a gennaio, nella speranza di conquistare altri deputati (ieri, in Transatlantico, l’«ambasciatore» del Pdl Mario Pepe ha iniziato a puntare platealmente Aurelio Misiti dell’Mpa): prima di Natale, dunque, per il Pdl sarebbe meglio votare un provvedimento soft come la proposta di legge 2754 sulla libertà d’impresa, mentre sarebbe impensabile la calendarizzazione del testo sull’abolizione delle province che la Lega proprio non digerisce. E poi ci sono da tenere insieme i «transfughi» che sono stati determinanti per la fiducia, ma che ora vivono giorni difficili: per esempio, Domenico Scilipoti (ex Idv) e Bruno Cesario (ex margherita del Pd) avrebbero voluto pranzare al tavolo di due deputate democratiche ma sono stati invitati a spostarsi. E Maurizio Grassano (ex liberal-democratici) si è lamentato per il «trattamento crudele» che gli avrebbero riservato i giornali.
Con la scatola bianca dell’iPad nuovo di zecca (il regalo di Natale del gruppo), i deputati del Pdl sono tornati assieme ai colleghi della Lega nelle commissioni dove, almeno in 10 mini assemblee, non sono più in maggioranza. Succede alla Giustizia dove, ormai, ci sono 24 deputati della maggioranza e altrettanti dell’opposizione (compresi i tre di Fli). Tuttavia rimane da vedere se i quattro deputati persi dal gruppo di Bocchino comporteranno una cura dimagrante per la rappresentanza di Fli nelle commissioni permanenti mentre è sicuro che al Copasir Carmelo Briguglio, dimissionario perché passato con Fli all’opposizione, verrà sostituito da un collega del Pdl.
In commissione Giustizia, confida il capogruppo Enrico Costa (Pdl), ci sono le proposte di legge sulla responsabilità civile dei magistrati caldeggiate anche dalla Lega e dai Radicali. Rimangono in sonno, invece, il ddl 1440 (Riforma del processo penale) e il Lodo Alfano costituzionale che pure figurano nell’ordine del giorno della Camera con la dicitura, però, «ove licenziato dal Senato». A Palazzo Madama, infatti, tutto il tempo a disposizione dovrebbe esser dedicato alla seconda lettura della riforma Gelmini sull’Università.
© 2010 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati