
Non ha mai avuto discendenti legittimi, soltanto una moglie che lo aveva lasciato per tornare al suo paese d’origine nel 2010, al momento del suo arresto. E così, stando nel carcere di Ivrea un 53enne ha deciso di adottare il suo compagno di cella, un ghanese di 31 anni.
Una storia che è stata portata avanti dall’avvocato Maria Pia Lamberti al quale il detenuto si è rivolto quando fu trasferito nella casa lavoro del Carcere di Sulmona. Una vicenda che fa clamore visto che è unica in Italia. Un detenuto che adotta un altro detenuto per farsi accudire essendo paralizzato e costretto su una sedia a rotelle, perché colpito da ictus.
Ad emettere la sentenza, qualche settimana fa, il Giudice del Tribunale di Sulmona, Ciro Marsella che ha così motivato la sua decisione: “La domanda di adozione appare fondata e va quindi accolta. Si ritiene in dottrina che le finalità dell’istituto in esame siano ancora quelle tradizionali di perpetuare il nome, il titolo e la titolarità di un patrimonio, in mancanza di discendenti; peraltro è possibile che l’adozione acquisti una ulteriore funzione assistenziale, di strumento utile ad alleviare la solitudine nella terza età ovvero particolari difficoltà personali”.
A breve e, si parla di qualche settimana, quando il 53enne di origini spezzine varcherà le porte del carcere di Ivrea, dove al momento è recluso, troverà suo figlio ad aspettarlo, quello che secondo il Tribunale peligno, è il suo discendente legittimo. “Tra le tante cause portate avanti - ha precisato Maria Pia Lamberti - questa è l’unica che ha avuto dei risvolti umani. Questa sentenza, unica nel suo genere, trasmette un messaggio di affetti, di amicizia ma soprattutto di umanità”. [3]
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