
Il 30 marzo è stata scelta come giornata mondiale del boicottaggio contro Israele ed è stato anche diffuso il delirante appello del Pacbi (Palestinian Campaign for the Academic & Cultural Boycott of Israel) per una sorta di embargo accademico: "Noi, accademici e intellettuali palestinesi, invitiamo i nostri colleghi della comunità internazionale a boicottare globalmente e coerentemente tutte le istituzioni accademiche e culturali israeliane come contributo alla lotta per mettere fine alla occupazione israeliana, alla colonizzazione e al sistema di apartheid, applicando quanto segue: astenersi dalla partecipazione in ogni forma di cooperazione accademica e culturale, di collaborazione o di progetti congiunti con le istituzioni israeliane; sostenere un boicottaggio globale delle istituzioni israeliane a livello nazionale e internazionale, inclusa la sospensione di tutte le forme di finanziamento e di sussidi a queste istituzioni; promuovere il disinvestimento da Israele da parte delle istituzioni accademiche internazionali; lavorare per la condanna delle politiche israeliane premendo per risoluzioni da adottare da parte di associazioni e organizzazioni accademiche, professionali e culturali; sostenere direttamente le istituzioni accademiche e culturali palestinesi senza chiedere loro di essere partner con controparti israeliane come condizione esplicita o implicita per questo sostegno".
Insomma a metà tra un proclama del comitato centrale del vecchio Pcus e un manifesto dell'odio "senza sé e senza ma", cui purtroppo in Italia alcune istituzioni universitarie hanno già iniziato a uniformarsi. Forse il Capo dello Stato dovrà ancora un volta intervenire su questa delicata materia perché i cittadini italiani non cedano alle lusinghe di questa ignobile propaganda.
Di certo, come notava qualche giorno fa la deputata del Pdl e giornalista Fiamma Nirenstein a Radio radicale palando con il direttore Massimo Bordin nel corso della sua rubrica settimanale che si chiama "Mediorientale", la parola "apartheid" che una volta riguardava il Sud Africa è stata ormai sdoganata nei comunicati e negli appelli. E moltissimi docenti di tantissime Università italiane hanno già risposto al richiamo della foresta dell'antisionismo. Che poi tutti sanno essere una variante post moderna un bel po' ipocrita dell'antisemitismo, come denunciato a suo tempo proprio dal Capo dello stato Giorgio Napolitano. Purtroppo, però, il 2010 sarà caratterizzato certamente in Italia dalla partenza della prima grandissima campagna di boicottaggio accademico e commerciale in grande stile di Israele, sulla falsariga di quelle che hanno disonorato la Gran Bretagna negli scorsi anni. Al centro dell'iniziativa il famigerato "Forum Palestina" che ormai da mesi bombarda il web con le proprie parole d'ordine e con le proprie intemerate contro lo stato ebraico. Le piazzate che si sono viste a Trieste dal 5 all'8 marzo scorsi dove è stata contestata la sponsorship di Israele alla fiera dell'olio d'oliva non sono che un antipasto. Infatti era da mesi che si organizzava il tutto. Ad esempio proprio su www.forumpalestina.org da settimane si poteva trovare una specie di volantino che si intitolava così: "Le iniziative in Italia della Campagna di Boicottaggio - Disinvestimento - Sanzioni contro l'apartheid in Israele e a sostegno della resistenza del popolo palestinese". E la cosa in questione veniva così spiegata: "La Fiera dell'Olio non può ignorare che la presenza di Tel Aviv passa attraverso la distruzione degli olivi palestinesi. Israele non solo sta sradicando gli olivi, la pianta simbolo della Palestina e della Terra Santa, ma, dopo averli sradicati sceglie quelli più antichi e li porta nelle proprie città, dove vengono esibiti come simbolo della terra di David. La vedova di Martin Luther King, quando ha saputo che a Gerusalemme avevano intestato al marito un parco creato con gli olivi rubati ai palestinesi, ha fatto togliere il nome dal parco. II ramoscello d'olivo è il simbolo della pace. Il ramoscello d'olivo spezzato è il simbolo dell`oppressione". Ora, va bene tutta la propaganda dell'odio che si desidera che tanto l'Italia è un paese libero, e Israele pure, ma c'è una cosa che cozza contro la logica: forse che gli olivi crescono solo nei Territori sottoposti all`Autorità Nazionale Palestinese e in Israele no? Questo è difficile farlo credere persino a degli ottusi estremisti che odiano gli ebrei. Ma tant`è. Oltre a occuparsi di olivi e di boicottaggi accademici, come quelli sottoscritti da decine di professori e studenti nelle Università di Firenze, Pisa e Milano, con Angelo Baracca, Giorgio Gallo, Martina Pignatti e Giorgio Forti che ne sono stati i principali promotori, coordinati a livello internazionale dal famigerato Pacbi succitato, lo scorso 6 marzo quelli di Forum Palestina hanno molestato persino gli ignari clienti del Carrefour di corso Lodi a Milano cercando di impedire alla gente di comprare prodotti "israeliani" o di ditte con partecipazioni azionarie israeliane. E' dovuta intervenire la polizia. E meno male che lo ha fatto.
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