
I referendum presentati dai Radicali, e sostenuti dal Pdl, rischiano di non essere ammessi dalla Cassazione. Le firme potrebbero non bastare. La decisione ufficiale dovrebbe arrivare la prossima settimana ma da giorni si rincorrono sospetti e timori. All’inizio i quesiti erano dodici. Di questi, sei sono stati, di fatto, già «bocciati» visto che non hanno un numero di firme sufficiente. Si tratta dei referendum sulle droghe (niente carcere per fatti di lieve entità previsti dalla normativa sugli stupefacenti), sull’immigrazione (abrogazione delle norme che ostacolano il lavoro e il soggiorno regolare), sull’8 per mille (per far sì che le somme non destinate finiscano solo nelle casse dello Stato), sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e sul divorzio breve. In questo caso ogni quesito ha avuto 200 mila firme. Molte di meno di quelle necessarie.
Se dunque è scontato che la Corte di Cassazione non potrà ammetterli, l’ex segretario dei Radicali Mario Staderini promette battaglia: «Ho allegato ai referendum una memoria che specifica che le 500 mila firme non sono state raggiunte non perché i cittadini non volevano sostenere i quesiti ma perché lo Stato non ha messo a disposizione gli autenticatori. Farò ricorso al Comitato dei diritti umani dell’Onu per violazione della Convenzione dei diritti civili e politici dei cittadini».
Ma quelli più popolari sono i referendum sulla giustizia: due puntano a inserire la responsabilità civile dei magistrati, uno a far rientrare nelle funzioni proprie i magistrati fuori ruolo, uno separa le carriere delle toghe, uno contrasta l’abuso della custodia cautelare e uno abolisce l’ergastolo.
I primi due, quelli sulla responsabilità civile dei magistrati, hanno 536 mila firme. Ma almeno il 10% delle sigle potrebbero essere ritenute irregolari. Anche perché i problemi nella raccolta e nella consegna sono stati parecchi. Seicento buste sono state spedite, per raccomandata, dai Comuni che hanno raccolto le firme. Ma alcune buste sarebbero arrivate un mese dopo la spedizione. Non solo. Novemila firme raccolte dal Pdl della Calabria e spedite da una società privata il 25 settembre sarebbero giunte in Cassazione alla fine di ottobre.
Guardando ai precedenti, proprio il 10 per cento delle firme viene considerato irregolare. Spesso manca l’autenticazione del pubblico ufficiale che ha seguito la raccolta. C’è già chi accusa il Pdl. Di certo c’è il ritardo dell’ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione che, secondo l’articolo 12 della legge 352/ 1970 (la norma sui referendum) dispone che «l’Ufficio centrale decide, con ordinanza, sulla legittimità della richiesta entro 30 giorni dalla sua presentazione. Esso contesta, entro lo stesso termine, ai presentatori le eventuali irregolarità». Siamo ben oltre i termini, visto che le firme sono state consegnate il 30 settembre.
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