
02/08/10
Il Sole 24Ore
Il boia lo scorso anno ha giustiziato 5.679 persone nel mondo, di cui ben l'88% solo in Cina. Vale a dire circa 5mila condannati senza scampo in 12 mesi, più di 13 al giorno. In primo piano anche l'Iran, con 402 esecuzioni, e l'Iraq, con almeno 77 vittime, che dal 2003, dalla caduta di Saddam Hussein, riconquista i vertici della non invidiabile classifica dei paesi che hanno eseguito pene capitali nel 2009. La fotografia è scattata dall'annuale rapporto «La pena di morte nel mondo», presentato ieri a Roma, dall'associazione radicale Nessuno Tocchi Caino, assieme al sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta. Per il capo dello stato, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato all'organizzazione, l'abolizione internazionale della pena di morte è «un traguardo di civiltà giuridica a favore del quale l'Italia coerentemente opera in ogni foro». Parole condivise dal sottosegretario Gianni Letta che ha ricordato come «l'impegno dell'attuale governo si saldi a quello dei precedenti nell'assumere, con successo, iniziative concrete per cancellare dagli ordinamenti giuridici la figura della pena capitale». Secondo lo studio, elaborato attraverso statistiche ufficiali e notizie fornite da giornali e organizzazioni umanitarie, le esecuzioni hanno registrato un calo rispetto al 2008, quando toccavano quota 5.735. In diminuzione anche i paesi che mantengono la pena di morte: 43, a fronte dei 48 dell'anno precedente. Nel 2009, sono usciti dal triste elenco, Burundi, Togo, Bahamas, Trinidad e Tobago, Mongolia. Mentre sono almeno otto i minorenni giustiziati: cinque in Iran, tre in Arabia Saudita. Una pratica, ricorda il rapporto «in contrasto con il patto internazionale sui diritti civili e politici e con la convenzione sui diritti del fanciullo». Forte il messaggio del segretario di nessuno tocchi Caino Sergio D'Elia che in vista dell'appuntamento d'autunno al Palazzo di Vetro, ha chiesto un aumento di voti a favore della nuova risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali, che contenga, ha detto, «il riferimento al superamento dei segreti di stato sulla pena di morte e la previsione di un inviato speciale delle Nazioni Unite con il mandato di favorire l'applicazione della linea Onu nei paesi che ancora praticano pene capitali». Tra le pieghe delle 205 pagine della ricerca, curata da Elisabetta Zamparutti, è emerso anche come siano i paesi dittatoriali ad applicare di più le condanne a morte: ben 36 (sui 43 totali) e in 15 di questi, nel 2009, le esecuzioni sono state circa 5.619, il 99% del totale. L'Asia si conferma il continente dove si pratica la quasi totalità delle pene di morte nel mondo, 5.608 esecuzioni, pari al 98,7%, seppur in calo rispetto al 2008 quando erano state almeno 5.674. Da segnalare pure il numero delle condanne in applicazione della Sharia: almeno 607. Positivi i dati che riguardano l'Africa: Del 2009, il boia ha "lavorato" (19 esecuzioni) in quattro paesi: Botswana, Egitto, Libia e Sudan. Uno in meno, la Somalia, rispetto al 2008. In Europa, la Bielorussia costituisce l'unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte. Nel 2009 non sono state effettuate esecuzioni, ma nel marzo toto due uomini sono stati giustiziati per omicidio. Gli Stati Uniti hanno compiuto 52 esecuzioni. Nel corso della presentazione del rapporto, è stato premiato «Abolizionista dell'anno 2010», il presidente della commissione dell'Unione africana Jean Ping. Il riconoscimento è stato motivato dal fatto che Ping, come ex ministro degli Esteri del Gabon, ha fatto approvare dal suo Governo una proposta di abolizione della pena capitale nel paese. E, successivamente, per essere stato uno dei protagonisti della battaglia che ha portato le Nazioni Unite, nel dicembre 2007, ad approvare la risoluzione sulla moratoria universale delle esecuzioni capitali.
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