
11/01/11
la Repubblica
Undici anni di prigione e 20 di interdizione dalla professione: è un vero e proprio pugno di ferro quello che i giudici iraniani hanno applicato contro Nasrin Sotoudeh, avvocato difensore dei diritti umani, membro del Centro per la difesa dei diritti umani di Shirin Ebadi e legale personale della premio Nobel per la pace. La Sotoudeh, 45 anni, madre di due figli, arrestata a settembre, è stata condannata per aver compiuto «azioni ostili» e aver provocato «danni alla sicurezza nazionale»: in pratica, aver parlato con i media internazionali dei suoi assistiti arrestati lo scorso anno dopo le manifestazioni seguite alla contestata rielezione di Mahmud Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica e aver rifiutato di tagliare i ponti con la Ebadi e il suo lavoro.
Alla notizia la premio Nobel per la pace ha reagito sconvolta: «Hanno voluto punirla per aver lavorato con me e perché ha difeso tanti oppositori - dice al telefono la Ebadi - Nasrin non ha mai ceduto, non ha mai voluto rinunciare al suo lavoro». Ebadi, come i familiari dell’avvocato ed il suo difensore, non si aspettava una sentenza tanto dura: «Faremo appello, abbiamo venti giorni per farlo», ha subito annunciato al sito internet riformista Kaleme Reza Khandan, marito della donna. Ma è difficile pensare che i giudici di secondo grado vogliano rovesciare una sentenza dal senso politico tanto chiaro. Inoltre lo stesso Khandan è nel mirino delle autorità iraniane per aver denunciato l’arresto della moglie.
La sentenza contro Sotoudeh è l’ultimo atto della stretta che il regime iraniano ha messo in atto nei confronti di oppositori politici e difensori dei diritti umani dopo le proteste dello scorso anno: centinaia di persone secondo le stime di diverse organizzazioni internazionali sono ancora in carcere. Per alcune si teme la pena di morte. La stessa Ebadi ha scelto di non tornare nel suo Paese dopo una serie di minacce contro la sua persona e la sua famiglia: i suoi beni, compresa la somma di denaro ricevuta insieme al premio Nobel per la pace, sono stati sequestrati e il suo centro per la Difesa dei diritti umani chiuso. «Lo scopo di queste azioni - spiega la Nobel - è senza dubbio quello di terrorizzare la gente. Ma dobbiamo leggere la cosa anche in un’altra direzione: se il governo vuole spaventare è perché è spaventato. Teme il suo stesso popolo».
Sempre ieri a Teheran le autorità hanno arrestato un gruppo di persone accusate di essere spie israeliane e aver lavorato per assassinare lo scienziato nucleare Masoud Ali-Mohamma, ucciso il 12 gennaio 2010 in un attentato.
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