
11/10/10
Da La Gazzetta del Mezzogiorno
«Sono a dir poco indignata. Mi sento offesa: sono stata oltraggiata». Maria Elena Barile ce l'ha con l'Inps: l'Istituto di previdenza in base a un decreto del maggio scorso ha avviato un piano di verifiche nei confronti degli invalidi civili titolari di pensione sociale. E lei è una di questi invalidi: riceve una pensione di 250 euro, con indennità di accompagnamento per 470 euro. Piccolo particolare: il motivo per il quale già da anni le è stato riconosciuto l'assegno sociale. Maria Elena, 46 anni, sposata con un medico, madre di due figli, dal 1990 - cioè da vent'anni - è affetta da sclerosi multipla e da undici anni è costretta sulla sedia a rotelle perché la malattia non perdona. La sclerosi non è guaribile ed è progressiva: attualmente Maria Elena è paralizzata non solo alle gambe ma anche alle braccia, non vede e non sente più bene, riesce a mangiare con difficoltà perché sono insorti problemi per la deglutizione. Tutto questo all'Inps già lo sanno, perché è documentato dalla certificazione medica prodotta negli anni.
Lo sfogo di Maria Elena è disarmante. «Già Dio si accanisce su di me; l'accanimento dell'uomo e della burocrazia non te lo aspetti: è come mettere il dito nella piaga. Accetti tutto, sopporti tutto, ma poi arriva un limite e dici basta. Io adesso dico basta: nessuno nega i controlli, ma se vogliono, vengano qui da me e si rendano conto di come sto». La procedura stabilita dal decreto contro i falsi-invalidi prevede invece ben altro. Lo spiega la lettera che Maria Elena ha ricevuto l'altro ieri dalla direzione provinciale di Bari dell'Inps e per la quale è indignata. Il testo è neutro, pari a quello che usa per esempio l'Agenzia delle Entrate quando notifica una verifica fiscale, come se un controllo su una malattia già certificata fosse uguale ad una possibile eventuale evasione fiscale.
«Con riferimento al suddetto piano di verifiche, le chiedo di far pervenire direttamente al Centro Medico Legale Inps - entro 15 giorni dalla ricezione di questa lettera - la documentazione in suo possesso, relativa allo stato invalidante che ha dato luogo alla prestazione di cui lei è titolare, nonché certificazioni, cartelle cliniche, esami diagnostici». Di più: «In caso di mancata consegna della documentazione sanitaria, l'Istituto la convocherà necessariamente a visita». E per questo che Maria Elena insorge: «Nessuno dice che non voglio i controlli, ma almeno che vengano qui, perché io non mi posso muovere e non posso recuperare tutta la documentazione che loro già hanno perché sono paralizzata. Perciò ho bisogno di tre badanti che si alternano nell'arco della giornata e della notte, tutte stabilizzate con i contributi, che mi costano tre volte il valore della pensione e dell'indennità di accompagnamento: se non ci fosse la famiglia, se non ci fosse mio marito...».
Maria Elena non ha perso la carica dell'ironia: «Quello che mi passa l'Inps - aggiunge - è una miseria, ma almeno io posso dire che aiuto la baracca». Secondo le ultime statistiche, la sclerosi multipla colpisce un individuo ogni trentamila.
Al momento, paradossalmente, è una malattia «per ricchi», perché l'assistenza deve essere permanente e attrezzata ma il servizio pubblico non lo prevede. «Io - racconta Maria Elena - ho dovuto acquistare sussidi sanitari per i quali la Asl mi ha passato solo un contributo. Tutto quello che riguarda noi handicappati costa tre volte tanto, dal bagno alla macchina agli articoli sanitari: chi non ha soldi, non può vivere. Per avere una vita quasi normale, dobbiamo approfittare della famiglia». Per tutti questi motivi, quella lettera inviata dalla direzione dell'Inps ai «titolari di benefici economici di invalidità civile» suona a Maria Elena come un oltraggio e un'offesa. «I miei documenti li hanno già. Spero che un medico venga qui da me per accertare che la situazione sì, in effetti, è cambiata: è peggiorata».
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