
Rita Bernardini, segretario dei Radicali italiani, da anni in prima fila nella battaglia contro il sovraffollamento delle carceri, giudica positivamente il Dl droga ma non nasconde le sue perplessità su diversi aspetti della legge.
Come giudica il decreto legge Lorenzin sulle tossicodipendenze?
«Noi che siamo per la legalizzazione delle sostanze stupefacenti lo riteniamo un provvedimento minimo rispetto a quello che realmente sarebbe necessario. È importante la distinzione tra droghe leggere e pesanti, ma il proibizionismo è ancora in vigore anche se ne sono stati attenuati gli effetti. Crediamo che solo se un sostanza è chiaramente regolamentata è possibile fare opera di dissuasione. Non si può governare un fenomeno del genere, che coinvolge milioni di persone, lasciandolo gestire alla criminalità organizzata con lo Stato che interviene solo per reprimere. La mafia e la camorra prosperano attraverso queste entrate».
Quali sono le parti positive e quelle che non la convincono?
«Vanno bene alcune modifiche che sono state fatte, come la distinzione tra droghe leggere e pesanti che con la Fini-Giovanardi era scomparsa. Positivo anche aver instaurato il reato di piccolo spaccio. Tutto ciò però non è sufficiente e dimostra un’ipocrisia di fondo. Mettendo la cannabis sia tra le droghe leggere sia tra quelle pesanti si lascia tutto in mano alla discrezionalità del magistrato e ciò non va bene. Lo stesso avveniva con la legge precedente. Trovo anche scandaloso che su un argomento così delicato non ci sia un serio dibattito».
Secondo lei perché manca il dibattito?
«Perché non si vogliono sbilanciare su questo tema alla vigilia delle elezioni. Comunque, storicamente, non lo hanno mai voluto fare. Un altro tema tabù che in Italia non si può discutere è quello della giustizia. Ieri è stato bocciato il disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati, con il no di Pd e M5S».
È rimasta sorpresa dal fatto che il governo abbia posto la fiducia sul decreto?
«Certo. Le forze politiche si devono assumere le proprie responsabilità, non si possono nascondere dietro la fiducia. Noi abbiamo sempre cercato il dibattito e il confronto con i cittadini».
Sono state diminuite le pene detentive per lo spaccio di lieve entità. Un provvedimento utile per contrastare il sovraffollamento delle carceri?
«Vedremo gli effetti del decreto. Sicuramente aver ridotto le pene che sostanzialmente sono tornate quelle della legge Iervolino-Vassalli determinerà un minor afflusso nelle carceri. Da questo punto di vista è un provvedimento positivo ma non risolutivo».
Ncd ha già annunciato battaglia in Senato per la classificazione della cannabis naturale tra le droghe leggere mentre la Lega parla di depenalizzazione dello spaccio di droga. Come giudica queste posizioni?
«Alla Lega dico che si mettessero d’accordo tra loro. Maroni anni fa era a favore della legalizzazione delle droghe. Sinceramente non li capisco, fanno un referendum sulla legalizzazione della prostituzione, che noi appoggiamo, e poi si battono contro la legalizzazione delle sostanze stupefacenti. I problemi sociali vanno governati e la soluzione non può essere solo la galera. Non si possono mettere in carcere 4 milioni di persone che fanno uso di marijuana. Anche gli Stati Uniti, che in passato sono stati più severi-di noi su questo argomento, adesso stanno facendo marcia indietro. L’Italia invece continua a insistere su queste posizioni proibizioniste».
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