
15/01/10
Left
Passano gli anni, i decenni, ma i radicali sono sempre loro. Emma Bonino può svolgere qualsiasi incarico, militante di partito, commissario europeo, ministro, vicepresidente del Senato, candidato per il centrosinistra alle regionali. Rimane una donna di un altro pianeta, rispetto ai suoi colleghi politici. Una che alle otto di sera, seduta a un tavolo coi compagni radicali, in una nebbia da brughiera inglese per le troppe sigarette, decide di correre per la presidenza della Regione Lazio. «Ne parlavamo da mesi, non c`è nessuna novità. Lunedì abbiamo deciso, e abbiamo indetto una conferenza stampa per il giorno dopo, sperando che qualcuno venisse. Per noi è facile, non dobbiamo fare consultazioni, né chiedere il parere di Angelucci o Caltagirone. D`altronde i nostri iscritti sono circa 400, ci vuol poco a parlarci». Un altro mondo, un altro modo di fare politica. Il Pd però ha deciso di sostenerla lo stesso, la pasionaria dell`avventura radicale. E oggi può farcela. In una regione di Vaticano, scandali, sanità in ginocchio, arriva il ciclone Emma. Un`altra politica: trasparenza, valori, grandi idee, forte senso pratico. Rispetto istituzionale, legalità. Per due ore, poco dopo l`investitura ufficiale del Pd, left ha incontrato la storica leader radicale. Un forum per ascoltare e capire una visione del mondo e del fare.
Come accoglie l`invito di Mario Pirani, secondo Il quale la sua candidatura potrà ridare "identità" agli elettori di sinistra?
Innanzitutto vorrei che tornasse un sentimento di entusiasmo, che poi porta con sé altre emozioni, quella di sentirsi partecipi di un`impresa politica, ad esempio. Spero che la mia candidatura possa essere utile in primo luogo per superare questa situazione un po` depressiva, evidente nella difficoltà di trovare candidati per le elezioni regionali. E vorrei che questo entusiasmo fosse elemento scatenante di una bella campagna, partecipata, appassionata. Poi sull`identità: diciamo che non sono una persona molto identitaria, per me in una società in continuo cambiamento l`identità è un fattore ultimo, basato su singole battaglie che danno senso alla politica. Battaglie che l`opinione pubblica, sa percepire più chiaramente di molti accordi programmatici. Esempio: c`è molta gente perbene che ha votato a destra ma condivide una sete di legalità e di Stato di diritto. Il tema della legalità oggi è tra più importanti. Mentre la questione dell`identità è cosa molto complessa e sta dentro il difficile discorso su cosa significa oggi essere "di sinistra”.
Di Pietro appoggia la sua candidatura. Non ritiene però che esistano evidenti punti di divergenza?
Credo che quando si hanno grandi e limpidi scontri su alcune questioni si impara anche a rispettarsi. E’ il caso del mio rapporto con Antonio Di Pietro. Abbiamo discusso e ci siamo confrontati anche aspramente ma sempre in modo limpido. Probabilmente né lui né io abbiamo cambiato idea, ma il rispetto della persona non deve venire meno.
Anche il Pd, dunque, sostiene la sua candidatura. E senza primarie.
Di recente ho avuto un incontro col Pd del Lazio, nel quale ho espresso la mia indisponibilità a partecipare alle primarie. D`altronde non ho capito neppure quale sarebbe stato il loro candidato alle primarie, o se le avrei dovute fare da sola.
Bonino e Polverini, due candidate donne. Un evento storico o un fatto normale?
In qualunque Paese normale sarebbe normale. Noi però siamo sufficientemente patetici da vedere una competizione politica tra donne come un dato fuori dall`ordinario. A Marsiglia o a Oslo, lo scontro elettorale fra due donne è normale. Da noi diventa particolare perché anormale è la situazione femminile. L`altro giorno alla presentazione del Comitato "Pari e dispare", sostenevo che in Italia si nasce "pari" e si cresce "dispare", perché la struttura sociale scarica sulle donne il peso della totale assenza dei servizi di assistenza per bambini e anziani. Il welfare familistico all`italiana fa sì che poche donne lavorino. L`Istat rileva che solo una su due ha un impiego fuori da casa perché troppo è il lavoro domestico. Su questo, negli ultimi anni, non abbiamo fatto nessun passo avanti. Ricordo un episodio: Amato, alla fine del `98, poco prima dell`elezione del Presidente della Repubblica, si lasciò sfuggire l`ipotesi che la massima carica dello Stato potesse essere una donna. La reazione di incredulità fu tale e tanta – non nell`opinione pubblica ma nel ceto politico - che Amato, dopo tre settimane, fu costretto a precisare: «Parlavo di una donna, non di uno scarafaggio». Da allora non molto è cambiato.
II Pd la sostiene, ma il Prc ha detto "ni" alla sua candidatura e molti cattolici storcono il naso. Lei ha intenzione di rivolgersi anche a questo elettorato?
Lasciamo perdere le cose che ci dividono. Ovvio che ce ne siano, altrimenti staremmo tutti nello stesso partito. Ma esistono cose che uniscono: quello dei diritti umani è un importante terreno di incontro. Le battaglie su carceri, immigrazione, malati, ci hanno visto impegnati insieme. Comunque faccio notare che, seppure queste elezioni abbiano un grande significato politico nazionale, il vero obiettivo è amministrare bene una regione. Non si tratta di dirigere un ente morale o di riscrivere lo Statuto dei lavoratori. Quindi messe in chiaro le differenze, esiste un ampio terreno comune.
Le regioni hanno un ruolo decisivo nell`affrontare le crisi industriali e produttive e nella gestione degli ammortizzatori sociali. Cosa pensa di dire Emma Bonino, la donna delle battaglie contro le "burocrazie sindacali" e contro l`articolo 18, ai lavoratori delle fabbriche del Lazio in crisi?
Penso che il punto di partenza sia la difesa del lavoratore, non del posto di lavoro, magari in imprese decotte e senza prospettive. Altri governi hanno affrontato con questa logica le politiche di welfare, e non in Paesi statalisti o iperliberisti. L`idea della flexsecurity e degli ammortizzatori universali, del welfare to work, non sono un`assenza di politiche sociali, bensì un modello di welfare diverso. Quello in vigore fino ad oggi, invece, mi sembra inadeguato rispetto al sistema produttivo. Lo strumento della cassa integrazione - o peggio della cig in deroga, che è addirittura nominativa, basata su una mediazione sindacale - spesso significa tenere in piedi imprese decotte, con ampio uso di fondi pubblici. Ci sono casi di lavoratori che stanno in cassa integrazione per vent`anni, un`ottima maniera per produrre lavoro nero. Diversa invece è la difesa del lavoratore, con ammortizzatori sociali universali. La proposta avanzata dal senatore Pietro Ichino, va proprio in questa direzione. Non è materia da demonizzare ma su cui riflettere. Il governo Prodi aveva ottenuto dal Parlamento una delega per riformare gli ammortizzatori sociali che scadeva a gennaio del 2009. Il governo Berlusconi l`ha rinviata più volte. Affrontiamo così la crisi, con un milione di posti persi e un grave aumento della disoccupazione, utilizzando strumenti del tutto inadeguati. Non solo, la cassa integrazione in deroga ha mangiato tutte le risorse, tanto che i fondi delle regioni sono già finiti. In Italia solo il 30 per cento dei lavoratori ha qualche forma di ammortizzatore sociale, il 70 per cento non ha nulla. Questo va rimesso in discussione e mi pare che parte del sindacato l`abbia capito.
Renata Polverini ha detto che per l`uso della pillola Ru 486 sarà obbligatorio il ricovero. Su questi temi lei pensa di tenere il punto, da radicale, o cederà qualcosa per rappresentare tutto il centrosinistra?
Il ricovero coatto non è possibile, lo prevedono le leggi e la Costituzione del nostro Stato. Quando vuole, il cittadino può firmare e uscire dall`ospedale anche se ha le gambe rotte. Dopo tutte le battaglie fatte, la Ru486 sarà commercializzata normalmente. Come avvenga la somministrazione, poi, è una questione di libertà e coscienza che riguarda solo il rapporto tra medico e paziente. Non c`è nulla d`aggiungere. Sono le leggi dello Stato.
Passando alla questione rifiuti. Le sue proposte per risolvere il problema?
Chiaro che la discarica di Malagrotta è arrivata al limite e la raccolta differenziata non è a un livello tale da permetterci altri tipi di smaltimento. Devo ancora valutare se per un periodo transitorio serva un termovalorizzatore. Lascio aperta la mia risposta perché voglio capire in termini di cifre, di prospettive. Esiste l`esperienza dell`ottima legge Cacciari, in Veneto, dove chiuderanno l`ultimo termovalorizzatore grazie ai successi raggiunti con la raccolta differenziata. Non ho una posizione ideologica, non sono una fanatica del termovalorizzatore né pregiudizialmente contraria. Però non voglio certo ritrovarmi a Napoli o a Palermo.
L`ottanta per cento del bilancio regionale è assorbito dalla Sanità. Marrazzo ha provato a limitare il danno, che all`inizio raggiungeva la cifra di circa 10 miliardi di euro. Cosa pensa di fare se fosse eletta presidente?
Credo che risanare il bilancio sia un problema non solo del governatore/governatrice ma di tutti i cittadini, che ne subiscono le conseguenze. A mio avviso il problema principale è duplice: sprechi nella sanità pubblica, e mancanza di controlli e nelle strutture convenzionate. Non solo, le convenzioni non sono neppure "conoscibili dal pubblico", semplicemente proporre di pubblicarle in internet creerebbe forti resistenze. Eppure la trasparenza è l`abc, perché il controllo generalizzato aiuta a risanare. Per esempio sulle liste d`attesa la legge dice che gli ospedali dovrebbero garantire il 70 per cento delle proprie disponibilità al servizio di prenotazione Recup. In realtà non accade, la quota riservata è appena del trenta per cento e il resto viene gestito come ci si può facilmente immaginare. Le cliniche convenzionate non sono tenute per legge a dare la propria disponibilità al sistema di prenotazione. Le cliniche si sono rifiutate, per ragioni evidenti ma non certo giustificabili, ma neppure gli ospedali pubblici applicano la legge. E qui torniamo al tema della legalità. Insomma, gli strumenti a disposizione non vengono rispettati e la gestione opaca di nomine e convenzioni fa il resto. Ancora: le nomine nella sanità sono di responsabilità politica. Bene, io non mi sottraggo al compito. Però il problema è come si arriva alle nomine. I curricula devono essere accessibili, poi i nomi vengono scelti sempre dalla politica, ma tutto il processo è monitorabile dall`opinione pubblica. Serve trasparenza, come accade negli Usa dove ci sono vere e proprie campagne pubbliche di sostengo. Allora tutto cambia, i cittadini possono intervenire, dialogare o far pressione. Quand`ero commissaria Ue, dovevo gestire molti fondi umanitari. Ovviamente non avevo possibilità né strumenti per valutare tutte le ong, spagnole o svedesi. Quando ho reso pubblici i criteri e le procedure di accreditamento si è sviluppata una sorta di autoselezione. Molte associazioni non hanno più fatto richieste. Perché l`obbligo di dire chi fossero i componenti dei cda, la professione dei consiglieri, cosa fa nella vita il presidente, ha spinto molti a rinunciare ai finanziamenti piuttosto che mostrarsi in piazza.
Cosa pensa della scuola, terreno strategico sul quale il centrosinistra non ha brillato per originali prese di posizione?
Questa è una di quelle politiche su cui la Regione ha competenza e può fare molto. Per esempio i bonus scolastici per i quali l`ultima gestione aveva raddoppiato i fondi da 7 a 14 milioni. Si tratta di un tipo d`intervento su cui sono d`accordo tanto quanto resto contraria al quoziente familiare. Sono favorevole ai bonus scolastici, agli interventi per la mensa, ai voucher, a tutto quello che serve per facilitare la partecipazione dei ragazzini non solo nell`istruzione ma anche in altre attività di gruppo per l`integrazione, per l`attività ricreativa. Naturalmente l`intervento sulla scuola riguarda le famiglie, ma bisogna fare attenzione. Quando sostengo che occorre l`analisi di genere nel bilancio, vuol dire che chi redige il bilancio deve stare attento a quanto faciliti o meno la vita non tanto delle famiglie, ma delle persone, magari ragazze madri. E qui ritorno al quoziente familiare: non ho ancora capito se parliamo solo di famiglia anagrafica o anche di altro tipo di famiglia. Non è chiaro. Mi piacerebbe capire quante poste di bilancio sia sostenitrici della persona in quanto tale.
Quale sforzo potrebbe fare la Regione sulla cooperazione allo sviluppo?
Penso che ci sia un problema di bilancio. La priorità, ovviamente, è quella di trattare col governo per il rientro dal debito sanitario. Poi c`è la questione dell`integrazione sociale, che nel Lazio assume i contorni di un`emergenza.
Cosa farà sulle infrastrutture?
In particolare ci sono opere che suscitano polemiche, per esempio l`aeroporto di Viterbo o la Roma-Latina. Sull`aeroporto di Viterbo mi sembra che siamo in assenza di qualsiasi piano di sostenibilità. In termini di rapporto costi-benefici non genera economie di scala. Gli aeroporti sono utili ma servono anche i passeggeri. Si fa strada, temo, un`idea di decentramento degenerata: ognuno vuole il suo aeroporto, ogni capoluogo la sua università, ogni città la sua fiera. Lo stesso riguarda la sanità: tutti vogliono l`ospedale sotto casa, ma se fai una operazione ogni due anni non ha senso. Questo eccesso di localismo comincia ad avere conseguenze negative molto importanti, non solo in termini di bilancio, ma anche in termini di "eccellenza" e mobilità del Paese.
Una donna non solo laica, ma radicale, può governare la Regione del Vaticano?
Perché, qui c`è il Vaticano? Candidarsi in Piemonte non sarebbe stata la stessa cosa?
Non crede che c`è una bella differenza?
Penso proprio di no.
Neanche dal punto di vista simbolico?
Roma non è la città del Vaticano, è la città dei credenti e anch`io sono credente. Dipende in che cosa. Io vado molto d`accordo coi credenti, forse perché vengo da una famiglia di cattolici praticanti, forse perché mia madre mi ha insegnato che nella sua religione un punto nodale è il libero arbitrio. Io credo con forza in alcuni valori di fondo. Certo, è probabile che parte delle gerarchie ecclesiastiche non sia entusiasta. Ma con i credenti non ho mai avuto problemi. Le grandi battaglie civili sono state vinte non solo con l`impegno dei laici, ma anche col sostegno del mondo cattolico. Noi radicali non avevamo certo la maggioranza da soli. Basta pensare alle vittorie degli anni Settanta, al ruolo enorme che ha avuto il voto di cattolici in quei referendum.
Non ha paura che si ripresenti una situazione simile a quella del referendum sulla legge 40? L ingresso del Vaticano nella contesa politica?
Mi auguro di no, spero che le gerarchie ecclesiastiche diano un segno di discontinuità. Hanno tutto il diritto di parlare alle coscienze. Ma persino il Concordato – che certo io non amo – stabilisce limiti invalicabili all`interferenza del Vaticano nella vita politica. Anche in questo caso la base è la legalità.
Altri candidati giunti al governo locale con grandi speranze di cambiamento, hanno dovuto scontrarsi con la struttura preesistente. Vendola in Puglia, ad esempio. Giunto alla presidenza con l`obiettivo di riformare, ha incontrato ostacoli proprio tra i suoi assessori. Se sarà eletta, non dovrà anche lei sottostare alle richieste di partiti, assessori, potentati?
Da ministro mi è capitato raramente, forse perché molti conoscevano già la mia risposta. Anche per questo in tanti hanno provato a mettermi i bastoni tra le ruote. Certamente per cambiare serve tempo, non bastano pochi anni per espugnare certe roccaforti.
Ha già fissato dei criteri sulla base del quali scegliere la sua squadra?
Sì, li ho, ma preferisco non parlarne ora.
Né lei né la sua avversaria provenite dai maggiori partiti delle due coalizioni. È una coincidenza o l`effetto del declino delle grandi formazioni politiche?
Più che al declino siamo all`anno zero: a destra non c`è un partito, perché tra un partito e un predellino qualche differenza dovrebbe pur esserci. A sinistra, il Pd subisce una transizione infinita, con la successione di tre segretari in due anni. Spero che questa campagna elettorale segni un "nuovo inizio". Vengo da un`esperienza diversa, ho sempre preteso che davanti a "Radicale" rimanesse la parola “partito", anche quando veniva ritenuta respingente. Poi ci siamo inventati altre formule. Una sera, guardando un programma sulle eiezioni americane, se non sbaglio quelle che portarono Clinton alla presidenza, notammo che nessuno parlava dei partiti in campo. Si pronunciavano solo i nomi dei candidati. Fu in quel momento che ci inventammo la "Lista Pannella”. Si scatenò un putiferio, accusarono Marco di narcisismo ed infinito egocentrismo. E ovviamente di essere "succubi" Pannella-dipendenti, etc, etc... Da allora, guarda caso, ci hanno copiato tutti. Ma una cosa è un`invenzione, un`idea, altra una caricatura. L`organizzazione di cui faccio parte è sempre stata libertaria, anche se qualcuno dice che noi siamo gli ultimi leninisti rimasti. Eppure credo che non esista un unico modo di far un partito, infatti noi ne abbiamo inventati molti, perché le forme organizzative non sono scolpite nel marmo.
L’impressione, però, è che al tempo della "partitocrazia” la democrazia era più forte e solida.
Non è né meglio né peggio, è diverso. Negli anni Ottanta e Novanta non si muoveva foglia senza un partito di riferimento. Se quella era partitocrazia, oggi probabilmente siamo al medioevo, alla fedeltà individuale. La degenerazione della democrazia giunge al suo punto più basso con le liste bloccate. Due individui nominano tutto il Parlamento. E le camere così formate eleggono a loro volta i vertici degli istituti di garanzia: per esempio la commissione di controllo sui servizi segreti come tutte le authority.
Perché un elettore di sinistra dovrebbe votare per lei, che ha fama di liberista e mercatista?
Io e molti altri ci interroghiamo su cosa vuol dire oggi essere di sinistra. Non basta solo essere antiberlusconiani, sarebbe riduttivo. Penso che un elettore di sinistra sia vicino alle mie posizioni su molti temi. Quella pratica di trasparenza che ci spinge a portare avanti battaglie perse a testa alta, sapendo che altri le vinceranno magari fra vent`anni, è parte integrante di una cultura di sinistra. Credo che questa sete di buona politica sia un elemento importante, non soddisfatto dall`offerta in campo.
A livello nazionale avevate proposto un patto con Verdi e socialisti. Perché non si è realizzato?
Domanda da fare a Verdi e socialisti. Noi eravamo pronti, ma loro ci hanno risposto che non c`erano i tempi.
Come si può cambiare la politica? Può essere utile un`elaborazione come quella di Lombardi, l`idea ad esempio di un "socialismo liberale"?
Sì, a condizione che ci diamo tempi non immediati. Credo che in questo Paese ci sia un problema culturale gigantesco, in pochi decenni siamo passati da cittadini a popolo, da popolo ad audience, da audience a plebe. Non è proprio fotografia brillante. Il percorso inverso è complesso, lungo e necessita di alcuni strumenti innovativi, come la nonviolenza, ma anche di simbologie diverse. Non sarà né miracoloso né rapido, ma è un percorso necessario. Senza una nuova cultura della cittadinanza non basta che Berlusconi perda le elezioni nel 2013. Dobbiamo tornare a una vecchia massima, difficilissima da applicare: dì quello che pensi e fai quello che dici.
Lei parla di plebe. Allora i nuovi gladiatori e i nuovi schiavi sono quelli di Rosarno?
Sarebbe bene che tutti dicessimo intanto che il fenomeno dell`immigrazione è destinato a vivere con noi e a intensificarsi. Purtroppo questo è un messaggio che pochissimi hanno il coraggio di proporre. Passa l`ipotesi "buttiamo tutti a mare" che viene ripetuta in maniera martellante, nonostante le sue evidenti falsità. Come quella che ci sia un`invasione dal Mediterraneo, mentre neppure il 10 per cento dei migranti arriva via mare. Non c`è altra soluzione che l`integrazione. Ma non esiste un modello miracoloso di integrazione, non l`ho visto in nessuna parte del mondo, nella storia si va sempre avanti per errori e per dolori. La forza della democrazia è quella di correggersi mentre opera, senza dare l`impressione che qualcuno abbia una soluzione in tasca. L`immigrazione africana e araba è complicata, gli scontri generazionali sono molto frequenti. Si vede bene in Inghilterra, dove è frequente che il padre pakistano sia attaccato alle sue radici, mentre il figlio vuole integrarsi, o viceversa. È difficile, faremo errori, ma non esiste altra strada da percorrere.
Emma Bonino governatrice darà mai il via libera a una centrale nucleare?
No. Su questo non ho nessun dubbio.
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