
30/11/10
Giorno/Resto/Nazione
Cellule staminali, qualcosa in più di una promessa per le malattie ostiche, ma spesso qualcosa in meno di un traguardo raggiunto. Come dire: la ricerca sta facendo passi da gigante, ma attenzione a illudere i pazienti, prima che l’effettivo utilizzo in clinica sia possibile. È il messaggio rivolto ai media da Yvan Torrente, membro di Unisterm, il centro di ricerca sulle cellule staminali dell’Università Statale di Milano, ospedale Policlinico e organizzatore della giornata di studi tenutasi ieri a palazzo Greppi. Unisterm nasce proprio con l’intento di divulgare informazioni corrette nell’ambito dell’utilizzo delle staminali. «Oggi - dice Torrente cerchiamo di parlare ai media per trovare un minimo comune denominatore tra la realtà delle staminali e la speranza del paziente che vive gli annunci di novità con particolare attenzione».
Quali i rischi?
«Spesso alcune notizie, molto importanti dal punto di vista biologico, nei media si trasformano già in certezze di cura. Spesso invece occorrono diversi anni prima di un’attuazione. Titoli come ‘guarito l’infarto’ o ‘sconfitta la sclerosi multipla’ corrispondono sicuramente a una prospettiva scientifica ma non alla realtà attuale. Il malato che legge la notizia si convince che il giorno dopo, andando in ospedale, troverà la flebo di staminali disponibile per il suo problema».
A che punto siamo con la speranza?
«Ci sono ambiti in cui i risultati sono già raggiunti, come nel sistema ematopoietico o immunitario nelle leucemie. Le applicazioni in questi casi ci sono, dopo oltre 30 anni di ricerca. Nell’ambito delle malattie neurodegenerative, o nell’Alzheimer, per esempio, abbiamo bisogno ancora di parecchi anni prima di arrivare in clinica. Sono comunque convinto che le staminali per alcune malattie possano rappresentare in potenza un ottimo aiuto per una terapia».
E con la ricerca?
«Che la ricerca sia sempre in sofferenza, si sa. Di tutti i relatori presenti oggi, quasi nessuno ha a disposizione fondi italiani, i finanziamenti vengono dalla Comunità Europea, dagli Stati Uniti... questo per dire quanto sia difficile oggi la ricerca in Italia».
Sussistono problemi etici?
«Dipende. Di sicuro ce ne sono molti sulle cellule staminali embrionali, insieme a molti problemi tecnici, perché sono cellule che hanno potenzialità incredibili e bisogna in ogni caso evitare effetti collaterali dannosi. Sulle cellule staminali adulte no. I problemi sono a carattere logistico ed economico».
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