
10/01/11
Il Mattino
Un’enorme esplosione di rabbia. Spontanea. «Ma una rabbia non strutturata in un partito di opposizione, in una concreta alternativa politica capace di ribaltare regimi autoritari, antidemocratici, iniqui» commenta Tahar Ben Jelloun la rivolta del pane in Algeria e in Tunisia. Il noto poeta, romanziere e giornalista marocchino residente a Parigi ha una sua chiave di lettura per i disordini di questi giorni «Un problema sociale, più che economico: contro chi reprime qualunque dissenso, calpesta i diritti umani, censura la libertà di stampa», dice.
C’è chi paventa un «effetto-domino» della crisi in Tunisia e in Algeria che dilagherebbe anche in Egitto, Marocco e in altri Paesi arabi. Che ne pensa?
«Non penso a un’epidemia, anche perché ognuno di questi Paesi ha problematiche diverse. Prendiamo il caso della Tunisia: ha un dittatore, Ben Ali, ex ufficiale di polizia, sposato con una ex parrucchiera che gestisce affari di famiglia nell’ombra, il popolo è stanco, indignato di questo potere assoluto e corrotto, e dice basta scendendo in piazza. Diverso è il caso dell’Algeria, che dall’anno dell’indipendenza, nel 1962, è gestito da militari anche quando il capo di Stato è un civile, come Abdelaziz Bouteflika, in realtà una marionetta nelle mani dell’esercito: in questo Paese ricco, ma ferito nel suo popolo poverissimo, dove un giovane su tre non ha lavoro e sogna di emigrare nell’Eldorado europeo, attecchisce facilmente il terrorismo islamico, che continua a far danni contro i civili. Forse, solo l’Egitto si può assimilare alla situazione tunisina, mentre il Marocco è l’unico Stato con uno sviluppo industriale, infrastrutture e un benessere più diffuso».
Giovani e minorenni sono i protagonisti di questa rivolta, definita «dei diplomati». Su Fb e Twitter stanno trovando molta solidarietà proprio dai coetanei egiziani ll web può essere veicolo di cambiamento?
«Internet è un pericolo temibile per le dittature, che non a caso tendono a oscurare molti siti. Ma le connessioni continuano sui social network, e la solidarietà online è davvero internazionale, non solo araba. Tuttavia, è una solidarietà affettiva, emotiva, non critica o effettiva. Difficile che cambi le cose».
Quale ruolo può giocare l’Unione Europea, definita da alcuni osservatori «Europa tribale, non liberale e miope» nelle sue strategie politiche?
«È molto attesa una sua presa di posizione. Soprattutto della Francia, e dell’Italia: molto attente alla politica di mercato legata agli interessi nel turismo, nel petrolio, nel gas. Sarebbe invece bene se i governi occidentali parlassero con Ben Ali e Bouteflika, per biasimare la loro politica di disastri. Sarebbe bene se prendessero le distanze da questi personaggi».
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