
04/01/11
la Repubblica
«Si è aperta una nuova fase» è la premessa. E adesso che la prova di forza alla Camera è stata superata, pur di misura, «sul federalismo e sulle riforme istituzionali c’è lo spazio per un confronto costruttivo». Il coordinatore Pdl Sandro Bondi apre al dialogo con le forze «responsabili». Ma è Casini l’interlocutore privilegiato del governo. Non i finiani che restano in Fli, non Italo Bocchino che pure ieri aveva avanzato su Repubblica la proposta per un patto di legislatura.
Ministro Bondi, la Lega confida nella promessa del premier di allargare la maggioranza, ma al contempo fissa paletti rigidi per imprimere una svolta. Qualcuno nel Pdl inizia a pensare sia un pretesto per andare subito al voto. Lei cosa ne pensa?
«Bossi è un leader saggio e prudente. Le sue preoccupazioni sono a fin di bene. Non vi è dubbio, infatti, o il governo ottiene un sostegno parlamentare più ampio in modo da garantire una reale governabilità, oppure la scelta delle elezioni anticipate diventa una via obbligata. Personalmente sono convinto che il governo riuscirà ad ottenere una maggioranza più ampia per completare la legislatura e le riforme che sono necessarie al nostro Paese».
I numeri nelle commissioni rendono complicata per voi l’approvazione dei decreti sul federalismo. Che farete?
«Dopo che la mozione di sfiducia è stata respinta dal Parlamento, si è aperta una fase politica nuova. D’ora in poi, chi vuole evitare le elezioni ha il dovere, sia pure dall’opposizione, di far prevalere un confronto responsabile e costruttivo».
Facile a dirsi. Ma in che modo?
«L’onorevole Casini, ad esempio, ha preso atto della nuova situazione e, pur ribadendo la propria autonomia politica, ha indicato il modello Obama per un diverso rapporto tra maggioranza e opposizione. Sul federalismo e sulle riforme istituzionali c’è lo spazio per un confronto costruttivo in Parlamento, nell’interesse del Paese. Sul federalismo il Pd ha assunto fin dall’inizio una posizione responsabile, così come sulle riforme istituzionali, esiste una bozza Violante che fissa i punti sui quali esiste una larga convergenza. Con l’Udc esiste invece una comune sensibilità sul quoziente familiare».
Il capogruppo Fli Bocchino, a tal proposito, vi propone una "terza via", rispetto all’«accanimento terapeutico» del governo e il voto anticipato: un patto di legislatura col terzo polo su 3-4 riforme. Accetterete o no?
«Non credo che esista la possibilità di un’alleanza politica, chiamata terzo polo, tra forze politiche così distanti sul terreno dei programmi e dei valori. Prendiamo atto tuttavia che questo eterogeneo assembramento, sorto all’indomani della sconfitta parlamentare, è oggi guidato da Casini, con posizioni e toni ben diversi da quelli che avevano motivato la mozione di sfiducia. Lui - lo abbiamo sempre detto - può essere un nostro possibile interlocutore».
Verosimile che il premier intenda chiedere le dimissioni da deputati dei ministri, per garantire le presenze in aula?
«Sono tutte questioni che non abbiamo ancora preso in esame, e che sarà semmai l’Ufficio di Presidenza ad esaminare».
Discuterete anche del cambio del nome Pdl? Sarà “Popolari”?
«Non ho mai parlato con nessuno del cambio del nome, tanto meno sono a conoscenza di questa indiscrezione».
Cosa accadrà l’11 gennaio? Il premier dovrà andare avanti anche se la Consulta boccerà il legittimo impedimento?
«L’Italia ha bisogno di stabilità politica e di coesione sociale. Per questo non è indifferente il responso della Consulta. In un Paese normale, fra i diversi poteri dello Stato, pur nella rispettiva autonomia, non vi è un permanente contrasto. Dovrebbe prevalere una coscienza politica e storica che influenza il futuro di una Nazione. Fin qui non è mai avvenuto, ed è proprio la ragione per la quale la nostra democrazia è soggetta da troppi anni a spinte laceranti».
© 2011 La Repubblica. Tutti i diritti riservati