
10/10/12
Il manifesto
Giachetti, salta dl nuovo l'accordo sulla legge elettorale. Lei continua il suo sciopero della fame. Crede che alla fine verrà approvata?
Si rischia di dare risposte da circense. Il presidente Schifani promette, Alfano dà dieci giorni, poi annunciano una ricognizione fra le forze politiche, come se in questi mesi non si fosse potuta fare. E oggi di nuovo si va in commissione con due testi. Abbiamo buttato nove mesi. Anche ammesso che si parta, è probabile che prima del voto siciliano non si approvi nulla. E saremo al 28 ottobre. Se tutto dovesse andare, non dico bene ma andare, al senato si approverà entro dicembre. Se si vota ad aprile, a febbraio le camere verranno sciolte. È vero che Napolitano preme. Ma lei dice che la legge si farà?»
Quando la riforma verrà approvata al senato. È questo il termine che si è dato Roberto Giachetti per interrompere lo sciopero della fame che ha ricominciato il 2 settembre, Intanto beve succhi e tre cappuccini al giorno. E ormai balla dentro la giacca mentre attraversa il Transatlantico. Il primo sciopero per spingere per la cancellazione del porcellum l'ha fatto dal 4 luglio a 9 agosto. Il secondo - questo - lo fa da 38 giorni. Ovviamente è stato radicale, dal '79, «prima ero di Autonomia operaia. Nessuno mai riconosce a Pannella che in quegli anni salvò una generazione di ragazzi facendoli passare dalla lotta violenta alla non violenza». È stato verde con Rutelli, poi nella Margherita. Puntiglioso segretario d'aula del Pd, ma anche goliardico lottatore politico, da parlarmentare si piazzò all'entrata della Camera nei panni della statua umana del «deputato ignoto». Oggi è semipresidenzialista, montiano e renziano, «perché in Renzi, come prima in Franceschini, vedo la prosecuzione del progetto originario del Pd». Il che non gli ha impedito di essere un sostenitore del manifesto.
Giachetti, ha perso 16 chili per ottenere una legge elettorale qualsiasi sia?
Faccio lo sciopero della fame perché il giorno dopo in cui la Consulta ha bocciato un referendum firmato da due milioni di persone tutti i politici, proprio tutti, hanno giurato urbi et orbí che avrebbero cancellato il porcellum. Invece ora c'è una spinta generalizzata a tenerlo. E chi vuoi farlo non dovrà faticare molto a incartare i giochi.
Il rischio è che si passi dalla legge-porcata alla superporcata. Le pare un bel risultato?
Da parlamentare farò una battaglia contro le preferenze, se verranno introdotte. Ma non possiamo far passare il principio che quello che diciamo sono balle. Il Pd ha sbagliato a non accettare il confronto con il Pdl, quando propose di fare le riforme costituzionali con due emendamenti. Era una provocazione, ma avremmo dovuto costringerli a trattare a patto di approvare la legge elettorale.
Pensi che risultato: due pessime riforme In un colpo. Con tutto quello che è successo, crede che questo parlamento sia legittimato a fare la legge elettorale?
Lo dice la Costituzione. Sono per il semipresidenzialismo ma finché non c'è le camere hanno il dovere di fare il loro lavoro. Se no saremmo dovuti andare al voto.
È quello che sosteneva la sinistra. Il suo partito, il Pd, in teoria è per li doppio turno alla francese, ma poi non l'avete sostenuto, virando su modelli vari, tedeschi, spagnoli. Non sarebbe meglio fare una scelta chiara da scrivere programma della prossima legislatura?
Non l'avete a chi? La nostra proposta è una delle poche cose su cui sono d'accordo con Bersani, che pure stimo molto. Poi è chiaro che su una legge si deve trovare la maggioranza, anzi su una legge elettorale il consenso deve essere anche più largo. E sono convinto che Bersani voglia fare la riforma. Ma è vero che anche nel mio partito ci sono spinte diverse.
Faccia i nomi. D'Alema dice: se passano le preferenze, per me non sarebbe un problema.
Lasciamo stare i nomi. Molti di noi, a destra come a sinistra, con il porcellum si sono disabituati cercarsi i voti. È una distorsione che ormai abbiamo in testa, Il rapporto eletto-collegio è stato stravolto in quello nominato-capodelegazione. Poi è chiaro che uno come D'Alema prende un sacco di preferenze, a prescindere dalle sue indubbie qualità. Ma qui c'entra anche la tv. Quanti politici sconosciuti ha visto invitati per meriti a Porta a Porta o Ballarò?
A Ballarò ho visto Renata Polverini.
Appunto.
Nel Pd cosa le dicono?
I miei amici, Gentiloni, Realacci, sono preoccupati. Castagnetti ad agosto ha fatto un giorno di digiuno con me. D'Alerna ha manifestato interesse, alla sua maniera. Vede, anche chi non è d'accordo, vede un uomo che sì disarma, che fa una scelta di determinazione e umiltà.
Lo fa per andare sul media?
Se dessi una randellata a qualcuno avrei dieci giorni di titoli sui giornali.
È una scelta efficace?
Sono efficaci i cortei contro Monti? Guardi che faccio anche un sacco di altre cose.
I suoi amici radicali sostengono da sempre che una legge elettorale non si può cambiare alla vigilia delle elezioni.
Leggo un'Ansa del 26 luglio, su una riunione della Lega per l'uninominale a proposito della riforma costituzionale approvata in quei giorni al senato. La criticavano, ma invitavano «non buttare il bambino con l'acqua sporca», «l'idea del mutamento della forma dello Stato» meritava, dicevano, «di essere coltivata, purché questo mutamento si accompagni a una riforma elettorale capace di dar vita a un parlamento davvero indipendente e autorevole». È la richiesta di una legge elettorale, mi pare. E fra loro c'era Marco Pannella.
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