
Negri In cantiere da parte del ministero della Giustizia c’e un’ampia riforma delle libere professioni. Sono stati convocati al ministero i presidenti degli Ordini ed è stata tracciata una road map della riforma: arrivare al 2013 con un disegno ad ampio raggio che intervenga su alcuni punti critici. Alfano ha ribadito un paio di punti: il ripristino dei minimi tariffari, soppressi dalla lenzuolate Bersani; la rivendicazione dell’aspetto deontologico all’interno degli Ordini, dunque giustizia interna, domestica. C’è una riforma più specifica sulla professione forense. La stessa avvocatura chiede di non entrare nel grande calderone della riforma, ma vorrebbe un progetto specifico. A voler essere malevoli, si può dire che l’avvocatura si sia scritto il proprio disegno di legge e se lo voglia far approvare; a voler essere benevoli si può dire che una riforma che riguarda 220mila professionisti e si rivolga contro gli stessi avvocati sarebbe difficilmente sostenibile.
Come già detto, si prevedono i minimi tariffari. Inoltre la reintroduzione del divieto del patto di quota lite, modificato dalle già citate lenzuolate. Il patto di quota lite prevede che l’avvocato e il cliente si mettano d’accordo perché parte sostanziosa della parcella sia corrisposta solo in caso di esito favorevole della controversia e che venga liquidata con quanto l’avvocato è riuscito ad ottenere a favore del cliente. La riforma in discussione vuole reintrodurre il divieto. Si prevedono modifiche all’esame di accesso, con una sorta di prova di preselezione informatica per l’ammissione al tirocinio; si prevede poi la conservazione della giustizia "domestica". Si vuole fare un piccolo passo avanti e se ne esternalizzano alcuni aspetti: si prevede una piccola evoluzione. per così dire, all’esterno. E si prevede il divieto della partecipazione agli studi di società di capitali. Questi sono alcuni tratti salienti.
De Nicola In Senato l’unico gruppo parlamentare che si sta opponendo alla riforma così com’è è quello dei Radicali italiani. anche se non sono i soli. Nel centrodestra solleva dubbi e perplessità Benedetto Della Vedova. Volevo chiedere all’avvocato Cappello: lei sì oppone alla riforma in nome di una maggiore concorrenza oppure ci sono ragioni per cui lei pensa che la riforma, così com’è, possa risultare dannosa per gli avvocati? Ci sono, in effetti, avvocati che sono contrari e che però non sono rappresentati...
Cappello In chi si oppone c’è di sicuro uno spirito liberale. Ma è fondamentale una riflessione. Abbiamo l’avvocatura italiana, la più consistente in Europa, ma questa stessa avvocatura è inesistente all’estero. Noi importiamo consulenza legale invece che esportare avvocati. E c’è un motivo: la legislazione domestica penalizza chiunque cerchi di affrontare questo aspetto in termini di mercato. II giovane avvocato teme che nei suoi confronti si apra un procedimento disciplinare che può recare gravi danni a chi esercita l’avvocatura, iI giovane avvocato teme le conseguenze della giustizia deontologica.
Ma in tal modo si isola dal mercato. Tuttavia, proprio oggi, l’avvocato deve avere la sua autonomia dalla politica, deve sottrarsi alla tutela politica. Deve affrontare le sfide del mercato in un’ottica nuova, svincolandosi dalla politica. Non si capisce se la politica sia vittima della corporazione o se quest’ultima tema la pistola legislativa carica, quella del potere politico. E’ difficile legiferare: capisco le difficoltà di Alfano, che si trova un pacchetto di voti puntato alla tempia. E dunque c’è poca libertà di manovra. E non si può affrontare la riforma mettendo ad un tavolo soltanto chi eroga le prestazioni e il potere politico. E le altre componenti del mercato? I fruitori sono tagliati fuori. Imprese e cittadini sono degli idioti che devono accettare, subire e pagare le prestazioni che l’ordine ritiene. In un tempo di globalizzazione non è possibile considerarsi estranei al mercato.
De Nicola C’è stata una lettera con una presa di posizione di tutte le associazioni di categoria, da Confindustria all’Abi, una lettera in cui si protestava contro una prima versione del disegno di legge, ancor più restrittiva. Salvo questa lettera, è sembrato che quelli che saranno più svantaggiati - persone fisiche e imprese - tutto sommato abbiano preso la faccenda un po’ sottogamba, quando soprattutto le imprese sanno benissimo che in Italia non si investe soprattutto per la farraginosità del sistema giustizia. Certo, è un aspetto diverso, però...
Negri Si tratta di osservazioni fondate. In effetti poi il disegnoè stato parzialmente modificato, quando ad esempio si è ammesso che la consulenza possa essere fatta anche dai giuristi d’impresa. Però mi sembra preoccupante l’assordante silenzio dei consumatori. E’ pur vero che non c’è stato modo di verificare la bontà di alcuni provvedimenti contenuti nella riforma Bersani. I consumatori comunque non si sono ancora mossi, non so se per una scarsa sensibilità rispetto al tema. lo credo che non potranno restare assenti ancora a lungo. Su questo tema va tenuta alzata alta la guardia. Nel medio termine si possono verificare situazioni controproducenti anche per la stessa categoria degli avvocati; anche se nel breve periodo tutto questo può non essere avvertito.
De Nicola In questo momento uno studio legale non può avere come socio una società di capitali e non può nemmeno costituirsi sotto forma di società di capitali. Questo è un divieto che viene dalla legislazione fascista del 1939, finalizzata ad impedire che avvocati ebrei potessero lavorare coperti da società anonime. Un motivo dunque antisemita. Sulle società di capitali ricordo che in alcuni paesi, ad esempio
gli Usa, è già possibile avere la forma della responsabilità limitata, quasi una sorta di srl all’italiana. In Australia gli studi legali possono quotarsi in borsa. In Inghilterra sarà possibile. Varie le considerazioni:
come si pensa che gli avvocati italiani potranno resistere ai grandi studi internazionali? Ci sarà dunque un segmento italiano che perderà. Ma anche nel segmento basso, all’estero, ci sono opportunità: ad esempio studi legali che fanno il recupero crediti. Dunque da noi avremo uno svantaggio e gli studi legali saranno costretti ad indebitarsi, non reggendo alla concorrenza.
Cappello Assistiamo, da noi, ad una progressiva statalizzazione della professione forense. L’avvocato, agli occhi del pubblico, viene percepito come complice del mancato funzionamento della giustizia. E’ la vecchia battaglia fra Carrara e Zanardelli. Nel 1874, quando ci fu la prima battaglia per la costituzione dell’avvocatura, Zanardelli era presidente del Consiglio e Carrara era all’opposizione. Carrara sosteneva che solo sottraendosi alla tutela politica si potevano contrapporre alla forza del potere esecutivo le ragioni di una libera associazione svincolata dai rapporti con la politica. Prendiamo le tariffe minime oggi: portano a guadagni per chi è già sul mercato, Ma i giovani possono competere solo sul prezzo. E va lasciata la possibilità di fare le società di capitali. Inoltre non si comprende come sia ancora accentrato tutto il potere nel consiglio nazionale forense proprio in un paese che parla di federalismo.
De Nicola A detta degli avvocati l’abolizione delle tariffe minime ha portato ad una diminuzione della qualità e a un impoverimento degli avvocati (ma nelle intenzioni di Bersani c’era anche l’abolizione delle massime, punto comunque non ben specificato, ambiguo). Ho visto che il consiglio nel 2007 ha comminato 196 provvedimenti disciplinari, nel 2008 ancora 196, nel 2009 sono stai 168, a fronte di un aumento degli avvocati. In pratica, i clienti, data la diminuzione della qualità, avrebbero dovuto lamentarsi molto di più. Forse gli ordini non sono cosi seri sul fronte della disciplina, ma questo non lo voglio pensare; forse i clienti non hanno così tanto da lamentarsi. Vediamo i redditi: sono cresciuti all’incirca come il pil. In teoria ci saremmo dovuti aspettare un riduzione dei redditi degli avvocati. Quando si è giovani si guadagna meno, mentre si guadagna di più con età ed esperienza. Il reddito degli avvocati sotto i 45 anni è di 33mila curo. La media si aggira sui 52mila euro. Ma se è vero che entrano tanti giovani, il reddito medio dovrebbe scendere. Coloro sotto i 45 anni sono la maggioranza. Insomma, il reddito è addirittura aumentato: forse gli avvocati, allora, non se la sono cavata tanto male. Chiedo a Negri: voi percepite questo impoverimento?
Negri C’è un problema di verifica su quanti effettivamente svolgano il mestiere di avvocato. Sappiamo che a pagare i contributi, ad esempio, sono molti di meno rispetto ai 220 - 230mila avvocati. In ogni caso l’avvocatura mette l’accento sui redditi per giustificare la riforma. Ma i dati ufficiali non paiono conciliarsi col problema dei redditi. Temo che questa dell’avvocatura sia in un certo senso una battaglia di retroguardia con il continuo richiamarsi alla questione reddituale. Capisco che non è semplice, ma l’avvocatura dovrebbe avere più coraggio. E credo che questa riforma non dovrebbe tradursi in un’occasione sprecata. In ogni caso la "pancia" dell’avvocatura è assolutamente a favore di questa riforma. Ma attenzione a porre la questione reddittuale come esclusiva.
De Nicola L’accesso: avvocato Cappello, come giudica questo aspetto?
Cappello La Costituzione prevede solo un esame e non l’albo. L’avvocatura deve puntare su parametri oggettivi di valutazione. Oggi l’avvocatura ha un solo vantaggio: non paga i giovani. Non mi pare né un vantaggio né un’azione promozionale nei confronti dei giovani. Oggettività significa puntare su parametri oggettivi che si stanno diffondendo in tutto il mondo. In pratica, tutti i componenti del mercato devono decidere quando gli avvocati siano "bravi", L’avvocatura non può chiudersi su un isolotto, isolandosi dal mercato. Oggi, da noi, l’avvocato è una sorta di impiegato che va avanti per anzianità. Servono invece parametri oggettivi, serve aprire questa "casa" a tutti. E la valutazione andrebbe lasciata ad enti terzi. Insomma, la consulenza legale si dovrebbe comprare e vendere come qualsiasi altra forma di consulenza in un mercato aperto. E questa chiusura blocca i giovani.
Negri Ricordo che questa riforma non prevede nessun compenso nei confronti dei praticanti.
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