
Ministro Calderoli, Fini dice che parlare di elezioni anticipate è da irresponsabili. E a parlarne siete stati voi leghisti...
«Irresponsabile non è chi parla di elezioni, ma chi rischia di provocarle».
E’ un’accusa al presidente della Camera?
«Magari lui no. Piuttosto qualcuno che bada più alle proprie frustrazioni per incarichi mancati che alla sostanza politica. E per questo soffia sul fuoco».
I finiani, allora?
«Per me non esistono. Il Pdl dovrebbe essere uno solo. Bossi ci ha insegnato una cosa...».
E cioè?
«Quando si ha in mente un progetto, bisogna attuarlo, anche con le maniere dure. In un partito non tutti possono pensarla allo stesso modo, ma se non ci riconosce sulla sostanza delle cose, è meglio prendere atto e andare via».
Fini fuori dal Pdl?
«Ripeto: non mi sto riferendo a lui. Io stimo Berlusconi, ma non mi piacciono i berluschini; allo stesso modo stimo Fini e non i finiani».
Il presidente della Camera dice che ci sono tre anni per fare le riforme, e che per questo non si deve andare al voto. Concorda?
«Ma questa è la line a della Lega, siamo stati noi a sostenerlo per primi. A Fini dico una cosa semplice: avete fatto la direzione del Pdl e vi siete contati; bene, adesso la conta si fa in Parlamento. Se i numeri dicono che il governo ha la forza per avviare il grande cambiamento, si va avanti. Se non ci sono, si decide di conseguenza. E, obtorto collo, si va al voto».
Questione federalismo. Fini dice di non essere contrario, ma invita a considerare i costi.
«Ho già dimostrato, numeri alla mano, che il federalismo non costa. Aggiungo che la legge delega è già stata approvata, così come il primo decreto attuativo, quello del federalismo demaniale. Adesso occorre solo il parere di una commissione».
E come la mettiamo con il federalismo che deve contenere, dice Fini, anche elementi di "coesione nazionale"?
«La Lega ha dimostrato grande rispetto per l’unità del Paese andando prima a condividere il Progetto di federalismo fiscale con Regioni, Province, Comuni. Lo hanno approvato all’unanimità, da Bolzano a Palermo. È un provvedimento che non mina l’unità, semmai è il contrario».
Fini vuole incontrare Bossi...
«Lo incontriamo spesso. Io e Bossi l’abbiamo sentito anche in una fase così convulsa. La nostra voglia di dialogo riguarda tutti, anche lui. Così come Schifani o Napolitano. A proposito: è troppo facile elogiare il capo dello Stato e poi risentirsi se qualcuno parla prima con lui che con altri».
E’ ancora in piedi la richiesta di dimissioni di Fini da presidente della Camera?
«Le può dare, ma non in seguito a una richiesta. Come tutti sanno, il Parlamento non può sfiduciare il presidente. Discutiamo dei problemi, verifichiamo in aula se c’è un solo Pdl o due. Noi vogliamo un solo interlocutore, questo dev’essere chiaro».
Fini ha già detto di non voler fondare un altro partito.
«Voglio vederlo in Parlamento. Non deve succedere che se arriva in aula un provvedimento già concordato nella maggioranza, qualcuno non lo vota. Prenda il processo breve, per il quale tra l’altro io non mi scaldo: il Senato l’ha approvato e non esiste che rimanga chiuso in qualche cassetto della Camera».
Le è piaciuto il messaggio di Berlusconi sulla riforma della Costituzione da fare tutti insieme?
«E’ quello che noi abbiamo sempre sostenuto fin dall’inizio, in tempi non facili. Nonostante certi suggerimenti in senso contrario. Ma noi, grazie a Bossi, abbiamo le spalle forti, e siamo sempre andati avanti su questa strada. È il modello seguito per il federalismo fiscale».
E il messaggio di Napolitano?
«Il presidente ha dimostrato ancora una volta di essere, nonostante l’anagrafe, molto più avanti di altri».
In conclusione: elezioni anticipate più vicine o lontane?
«L’ultima uscita di Fini forse rende le cose un po’ più semplici, ma devo ripetermi: un chiarimento ci deve essere, e in Parlamento».
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