
E’ un braccio di ferro che dura dall’inizio dell’anno, in realtà.
Il primo sciopero della fame l’ho fatto a febbraio, per sollecitare l’attuazione delle mozioni approvate in aula a gennaio. Sospesi dopo che Alfano presentò il suo ddl. L’ho ripreso quando non è stata concessa la sede legislativa alla commissione, ritenendo più che urgente scandire con chiarezza i tempi dell’approvazione del disegno di legge, per non arrivare all’estate con più di 70mila detenuti ancora in carcere. Tra gli interventi del Pd da un lato, che ha chiesto una proroga dei termini per presentare gli emendamenti, e i distinguo del Pdl dall’altro, si rischia di rendere inefficaci i provvedimenti. Anche perché, al momento, l’intenzione è quella di abolire una sorta di automatismo previsto in origine, che permetteva ai direttori dei penitenziari di indicare ai magistrati di sorveglianza dove mandare i detenuti per svolgere l’ultimo anno di domiciliari. Di fatto significherebbe non attuare il ddl, visto che il problema è proprio quello di sgravare i Tribunali di sorveglianza da una mole di lavoro che non riescono a smaltire.
Che cosa pensa della levata di scudi di Maroni?
La posizione di Maroni, che sembrerebbe essere molto popolare, in realtà è estremamente demagogica. Basta guardare i numeri: in Italia ci sono 67mila e 500 detenuti e 11 mila persone sottoposte a misure alternative, contro le 234mila che conta la Gran Bretagna e le 160mila della Francia. Dove in galera ci restano "solo" 62mila persone. E poi, visto che abbiamo superato la soglia massima di capienza delle carceri, dove intendono mettere i prossimi arrestati? Usano la parola «galera» come sinonimo di «sicurezza», ma come intendono garantire la sicurezza? Il vero indulto non è forse nei 200mila reati prescritti ogni anno? Senza parlare poi dei dati sulla recidiva, che confermano l’efficacia delle misure alternative: chi sconta la pena fuori dal carcere torna a delinquere solo nel 20% dei casi, chi si fa la galera nel 68%. Quella della Lega è tutta propaganda. Eppure il ddl Alfano in consiglio dei ministri è
passato all’unanimità. Che cosa è successo nel frattempo?
Ma che cosa accadrà se non dovesse essere approvato?
Sicuramente accadrà che ci saranno delle rivolte nelle carceri. La gente non può vivere in quelle condizioni. Noi stiamo provando a spingere sulla protesta nonviolenta e al nostro sciopero della fame di sicuro arriveranno adesioni anche dagli istituti penitenziari. Ma senza risultati, c’è poco da fare, i detenuti reagiranno con la rabbia. Per non parlare di quelli che non ce la fanno, i soggetti deboli, chi soffre di un disagio mentale. Il personale è scarso, e le persone a rischio, per quanto siano imbottite di psicofarmaci, reagiscono troppo spesso nello stesso modo: suicidandosi.
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