
Perché l'articolo 49 se le sono dimenticati tutti?
Perché da quando si è passati dal partito unico fascista ai tanti partiti democratici, le logiche non sono cambiate. È sempre convenuto a tutti i gruppi di potere agire senza vincoli sulla trasparenza, sui bilanci, sulla partecipazione degli iscritti. Del resto, è quanto è accaduto anche con i sindacati, se consideriamo che da 50 anni aspettiamo che si attui anche l'articolo 39.
Qual è il cardine della sua proposta?
La democrazia interna e la trasparenza, con un controllo puntiglioso dei bilanci, affidato alla Corte dei Conti nella parte relativa all'utilizzo delle risorse pubbliche, come è giusto che sia per chi ne usufruisce.
Bè, per coerenza, questa proposta di legge dovrebbe andare fino in fondo, visto che è difficile, e finora non è accaduto, che qualcuno si pronunci contro la democrazia interna del partito e la legalità a garanzia degli iscritti. Il presidente Bruno ha già sintetizzato diverse proposte ed esiste anche un documento degli uffici della Camera che mette a confronto i vari punti. Il problema è che ormai l'incubo di tutti sembra essere diventata la legge elettorale.
In che senso?
È evidente che c'è un gruppo oligarchico trasversale in Parlamento che punta ad andare a queste elezioni con la stessa legge elettorale dimezzando solo il numero dei parlamentari, per poterli controllare meglio. Quello che tempo fa disse Berlusconi - quando sostenne che in Parlamento ne bastavano cinque per gruppo - lo pensano in tanti. Io invece sono convinto che i costi della democrazia siano una cosa diversa dagli abusi e dagli sprechi e che al Parlamento vada ridata centralità, altro che dimezzamento. La risposta politica deve essere quella di riavvicinare la gente alla politica, anche e soprattutto rendendo i partiti delle case di vetro. Che poi è quello che dice la Costituzione. Tutto quello che avviene in un partito deve essere pubblico, non come accade oggi, anche nel Pd.
A che cosa si riferisce?
A mio avviso le primarie vanno collegate alle decisioni sulla legge elettorale. Io, per esempio, sono dell'idea che ogni partito dovrebbe farle al suo interno, in collegi non più grandi di 60-70mila abitanti. Il punto, però, è dare fiato alla mia proposta, perché traccia un percorso che può essere condiviso da tutti: articolo 49, legge elettorale nuova, definizione delle primarie. A chiacchiere, ripeto, sono tutti d'accordo, come potrebbero non esserlo? Vedremo in Commissione cosa succederà. Ma io non mi considero un marziano: è troppo facile non avere fiducia nelle cose difficili.
© 2011 Secolo d'Italia. Tutti i diritti riservati