
22/11/10
La stampa
Conoscendo bene il percorso intellettuale di Joseph Ratzinger non sono sorpreso dalle sue parole sul preservativo. Al momento della sua elezione avevo previsto che, pur con le sue note posizioni tradizionaliste, avrebbe potuto proprio lui dare grandi sorprese di carattere epocale». Pur ribadendo tutta la sua contrarietà all’impostazione etica della Santa Sede in materia di sessualità, il «gran laico» Marco Pannella, leader dei Radicali da sempre su fronti contrapposti alla Chiesa, avverte che «bisogna essere molto attenti e senza pregiudizi nel valutare quello che può arrivare da questo pontificato». E riconosce:«Posso anche avanzare l’ipotesi che Ratzinger sia stato illuminato dal (suo) Signore».
L’Onu elogia il Papa per l’apertura all’uso dei profilattico. È d’accordo?
«C’è chi si rallegra vedendo il bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto, però mi sembra evidente che l’intera questione è una toppa su un colossale ritardo della Chiesa. Per certi aspetti si tratta di una misera e forse sbadata concessione al principio teologico tradito, in modo blasfemo contemporaneo, dal potere Vaticano e dintorni chiesastici. Il nodo cruciale della questione è stato opportunisticamente e pertinentemente evocato oggi da Buttiglione».
Non condivide il principio del «male minore»?
«Non è un caso che venga chiamata in causa l’obbligata considerazione del rapporto fra male minore e male maggiore. Il Papa evoca una situazione (sul piano sociale di natura "patologica") del rapporto fra prostituta e cliente. Mentre per generazioni si ingiunge ai coniugi la castità piuttosto che i condom specie nelle epidemie di Hiv in intere aree del mondo. Concausa, questa, di quei flagelli. Come troppo ben sanno i missionari costretti in coscienza a nobili e tragici rovelli e scelte anche di comportamenti».
Dal «fronte opposto» quale passo si aspetta da Benedetto XVI?
«Una svolta sarebbe il riconoscere l’obbligo, il dovere, di usare fede, scienza e coscienza per maternità e paternità responsabili, per concepire con e per amore, anziché procreare come bestie, o abortire, o non amarsi. Poiché, nelle attuali condizioni, antropologicamente a me sembra che quasi ovunque la religiosità persista e si rafforzi, nell’affermarsi della coscienza e dell’anima laic("ista")a, contro feticismi e simonie d’ogni genere, la "voce del Papa" può solo pesare per la violenza della sua comunicazione, della sua imposizione, del suo blasfemo non più solo allearsi con il potere di Cesare, ma confondersi con esso, con il suo sequestrarlo. Altro, ben altro, è il persistere della voce delle teologie, delle loro tradizioni. Infatti, per un millennio almeno, nel nostro Occidente, s’è confuso con molte delle massime nostre filosofie».
© 2010 La Stampa. Tutti i diritti riservati