
«Siamo stati determinanti e siamo convinti della nostra scelta perché, a differenza di tanti colleghi, noi abbiamo letto le carte».
Marco Beltrandi è uno dei sei deputati radicali del Pd che, con il proprio voto, hanno salvato l' ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino dal carcere. Facendo infuriare il Pd. Proprio alle accuse degli esponenti democratici il parlamentare risponde così: «Non si può decidere sulla libertà di una persona seguendo le indicazioni dei partiti e della politica. Non lo accettiamo».
Il no all'arresto del coordinatore campano del Pdl è una vostra vittoria?
«Certamente e la rivendichiamo fino in fondo. Noi, a differenza di altri colleghi, non abbiamo votato seguendo motivazioni politiche».
Cosa vi ha spinto a esprimervi in questo modo?
«Soltanto lo studio approfondito degli atti, dei verbali e delle memorie difensive. Ciò che purtroppo non fa quasi nessuno. La conoscenza della materia è indispensabile per valutare se c'è o meno il fumus persecutionis, che è l'unico aspetto su cui sono chiamati ad esprimersi i parlamentari. Bastava leggere le carte per rendersi conto che non c'è nulla di concreto e che le prove prodotte non sono sufficienti a privare un uomo della sua libertà. Perché di questo si trattava, non di rinviare a giudizio un imputato».
Ora si dice che siete amici del Pdl.
«Questo è il nostro metodo. Lo adottiamo dall'inizio della legislatura e continueremo a farlo. Proprio seguendo questa strada ci siamo espressi in passato in favore della misura cautelare nei confronti di Papa, Milanese e Angelucci. Ora, sulla base degli stessi criteri, abbiamo detto no. Non ci facciamo, insomma, idee a prescindere ma affrontiamo le questioni nel merito. Con attenzione e serietà».
A differenza della Lega e di altri partiti?
«Esatto. Molti deputati hanno deciso sulla scorta di motivazioni politiche. Noi ci siamo mossi in direzione opposta. Sulla libertà ci si esprime ascoltando la propria coscienza».
Ma i dirigenti del Pd, in primis Dario Franceschini, non ci stanno.
«Fanno bene ad essere infuriati, hanno ragione. Noi siamo i principali artefici del verdetto dell'Aula. Io, tuttavia, mi chiedo: loro le carte le hanno lette? Oppure si sono affidati a valutazioni che nulla hanno a che fare con la questione? I radicali ci hanno messo la faccia dichiarando pubblicamente qual era la loro posizione».
Sarebbe stato più giusto il voto palese?
«Sono convinto che tutti debbano assumersi la responsabilità delle proprie decisioni, soprattutto su temi così delicati ed importanti. Cosa che puntualmente non avviene».
Probabilmente il voto palese avrebbe condannato Cosentino.
«Ne sono consapevole. È invece più comodo nascondersi dietro il voto segreto».
Ci saranno ripercussioni nei rapporti tra voi e il Pd?
«Bisognerebbe chiederlo a loro. Per noi non cambia nulla. Adottiamo un metodo e lo difenderemo fino in fondo, a qualsiasi costo».
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