
"Se fossi un imprenditore non avrei dubbi su chi votare tra la Bonino e la Polverini: sceglierei la sindacalista dell'Ugl". È uno dei paradossi di Luigi De Marchi. Se è vero che per raccontare una politica sull'orlo di una crisi di nervi ci vogliono uno psicologo e un politologo, con De Marchi "paghi uno e prendi due". Psicologo e politologo, autore di numerosi saggi, presidente della Società italiana di psicologia politica, è stato protagonista di battaglie italiane per i diritti civili, quasi sempre al fianco dei radicali. Negli anni '60 il suo Sesso e civiltà fu un libro che andò all'attacco di una società chiusa al rinnovamento dei costumi. Promotore della lega per i metodi contraccentivi, nel 1971, con una storica sentenza della Consulta riuscì a ottenere la revoca dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anticoncezionale. Nel '74 fu in prima fila per la battaglia divorzista.
Ma perché stavolta non voterà Emma Bonino?
Perché i radicali non sono più gli stessi che io ho sostenuto in passato. Per il partito radicale ho scritto anche il programma che poi portò al risultato straordinario del 1999 con Emma Bonino candidata alle europee. Li conosco molto bene. Ma ora i radicali sono l'esempio del paradosso politico che stiamo vivendo.
In che senso?
È cambiata la scelta di fondo di Pannella.
Addirittura?
Prenda l'ultima polemica sulle firme. I fieri oppositori della burocrazia oggi si trovano ridotti a difendere il cavillo burocatico. Senza contare i loro alleati.
E che cosa ha contro la coalizione che sostiene l'esponente radicale?
Niente. Ma parliamo di due partiti del tutto estranei alla loro tradizione. Da una parte il Pd composto per la maggior parte dai nipotini di Marx, dall'altra l0Italia dei Valori con i giustizialisti che fanno riferimento a Di Pietro. Lui è il massimo esponente del burocratismo giudiziario.
Di Pietro che adesso cavalca anche il popolo viola. Lei, da psicologo sociale, che idea si è fatto di questo movimento?
È un tentativo ricco di entusiasmo, di energie, ma non ho visto una sola idea. Sebbene noto che dietro ci sia un tentativo nobile di tornare alla democrazia diretta, scavalcando i partiti.
L'unico collante sembra l'antiberlusconismo. Anche questa competizione elettorale partita con tanti buoni propositi non rischia di diventare l'ennesimo referendum su Berlusconi?
Mi pare quello l'andazzo. È uno dei tanti tentativi da parte della sinistra di far passare qualunque avversario come fascista. Berlusconi è il male assoluto e loro sono i depositari del bene. E una storia antica.
E su questa Cavillopoli che idea si è fatto?
Ci sono stati degli errori. Ma il problema è a monte ed è costituito dal fatto che nella classe politica attuale non c'è selezione. Si procede per cooptazione. Mi sembra di assistere alla situazione dell'università italiana dove i docenti vengono selezionati su base burocratica e sul nepotismo.
Da studioso e analista ha una soluzione?
Sicuramente andrebbe cambiato il meccanismo elettorale. Quello attuale non consente alcuna selezione. Ma anche il sistema delle primarie potrebbe rappresentare un passo in avanti sulla strada della meritocrazia.
Domani sarà relatore al convegno di FareFuturo dal titolo "Oltre la paura". Che cosa può fare la psicologia su temi concreti?
La psicologia è una chiave d'oro se la sai usare. Prendiamo un tema sentito dai cittadini come quello della minaccia del terrorismo islamista.
Sembra difficile che la psicologia possa servire a qualcosa...
Scherza? Può essere uno strumento formidabile. Non ha senso colpire una intera cultura, né ha senso combattere il terrorismo con la minaccia militare. Per un fanatico sarebbe una maniera per andare in paradiso per direttissima. Da qui occorre un'azione mediatica.
E detto così non è un'utopia?
No, perché contro le radici dell'integralismo, attraverso radio, tv e internet si possono fare arrivare messaggi selezionati, messaggi di libertà. E a chi storce il naso ricordo che in passato Radio Londra o La Voce dell'America hanno fatto propaganda politica preziosa contro i regimi totalitari. Lo si può ripetere
con i nuovi mezzi.
Tornando alla politica italiana, invece di che cosa dovrebbe avere paura oggi un elettore?
Deve avere paura di dare ulteriore potere al ceto burocratico. Abbiamo invece un movimento spontaneo e libertario che, come si vede con quanto sta tentando di fare il ministro Renato Brunetta, cerca di muovere i primi passi contro l'inefficienza della Pubblica amministrazione.
Dall'altra parte?
Ma li ha visti? Si trincerano dietro ai cavilli. Ho letto una felice immagine: i simboli della sinistra sono diventati "timbro e martello". Quindi io voto il centrodestra.
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