
21/02/11
Il Mattino
La giustizia non va mischiata con la piazza. A meno che le toghe non stravolgano del tutto il sistema costituzionale. Gaetano Pecorella, avvocato e deputato del Pdl ha le idee chiare.
Allora manifesterete contro il processo al premier?
«Sono sempre stato contrario a scendere in piazza sui processi, sia se si tratta di sostenere che contrastare la magistratura. Resto convinto del fatto che la giustizia è una cosa seria e non può essere lasciata in balia delle emozioni di questa o quella piazza. È però anche vero che se i giudici poi palesemente stravolgono il sistema costituzionale allora e solo allora la sovranità popolare si deve esprimere anche con la protesta di piazza».
Crede che Berlusconi manterrà le promesse in agenda. Riforma delle intercettazioni in cima alla lista?
«Ne sono certo. Quello delle intercettazioni è uno dei capitoli chiave sul quale bisogna assolutamente intervenire. E alla svelta. Abbiamo la prova dei costi enormi e di quanto ormai si siano trasformate soprattutto in puro gossip finendo per danneggiare la vita delle persone e risultando spesso inutili ai fini dei 99 processi. Quel che però è chiaro è che ci devono essere: non se ne può fare a meno. Ecco perché è importante una seria riforma che regoli l'uso di questi strumenti. E credo ci si possa arrivare in tempi brevi».
Il premier ha annunciato anche che vorrà cambiare la Consulta perché boccia leggi giuste. Che ne pensa?
«Il presidente Berlusconi ha ragione. Ormai abbiamo una Corte costituzionale che si è trasformata in una vera e propria terza Camera».
Perché?
«Abbiamo un presidente della Repubblica che comunque è espressione di una particolare classe politica; la magistratura che - è sotto gli occhi di tutti ormai - è fortemente politicizzata. Il risultato è chiarissimo: la Corte costituzionale puntualmente si sostituisce al legislatore con il principio della ragionevolezza. Ecco perché va affrontato il nodo della riforma. Il primo punto sul quale agire è quello della composizione. Sono convinto che vada seguito l'esempio americano, vale dire i giudici devono essere eletti a vita. Così si evita che una volta fuori dalla Corte abbiano incarichi di ritorno. Poi sono d'accordo sulla necessità di avere i 2/3 dei componenti per abrogare le leggi così da stoppare quel che accade oggi: quando il Parlamento discute una legge, la approva e se non piace ai magistrati di sinistra, la impugnano davanti alla Consulta che è fatta in prevalenza da toghe di sinistra e dunque le abroga anche se sono leggi giuste».
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