
Giuseppe Calderisi, deputato Pdl ed esperto di leggi elettorali, ammette che, oltre alla «dabbenaggine», il caso liste svela problemi politici nel partito. Ma denuncia anche «reati» dell'ufficio elettorale di Roma.
I pasticci sulle liste sono rimediabili?
«Quali? Sono talmente tanti».
I più clamorosi sono Formigoni, Polverini e lista Pdl a Roma.
«I casi di Formigoni e della Polverini mi sembra siano sanabili. Per il Pdl la faccenda è più complicata. Ma devo dire che, con tutta evidenza, l'ufficio elettprale ha commesso dei reati. Perché non sono stati verbalizzati arrivi e consegna dei materiali? Perché i rappresentanti di lista non sono stati isolati in una stanza dopo aver assegnato loro un numero progressivo di arrivo? Non siamo mica dal salumaio».
Ma ci hanno messo del loro quali che portavano i prosciutti. O no?
«Certo, ma, al di là della dabbenaggine di chi ha sbagliato, l'ufficio del tribunale deve garantire il diritto dell'elettore e dunque rispettare scrupolosamente le procedure. E soprattutto
verbalizzare tutto, anche per poter contestare eventuali ritardi o errori. Altrimenti, su cosa fai ricorso se non esiste un per le regole verbale? Sono tutti reati, il cui accertamento è
fondamentale».
Perché?
«Perché un reato autorizzerebbe l'intervento delle istituzioni».
I tempi della giustizia però non sono certo quelli elettorali: fosse già stato approvato il processo breve...
«In questo caso, poi, servirebbe un processo lampo... Per questo mi sembra effettivamente difficile che si giunga a capo di qualcosa».
Reati degli uffici a parte, lei parla di "dabbenaggine". Non c'è un problema politico nel Pdl? «Il fatto si commenta da solo. Ed è evidente che non c'è solo incapacità o coglionaggine. C'è una questione politica di gestione e di metodo - di lotta politica interna, di liste fatte e rifatte - che non può andare avanti così. Scivolare sulle regole proprio nella Regione dove hai come avversario Emma Bonino e i radicali che su questo hanno fatto la campagna e gli scioperi della fame! Ma dove ce l'hanno la testa? C'erano problemi politici? Si litigava su chi mettere in lista? Comunque ad un certo punto dovevano dire stop e fermarsi. Nella prima Repubblica si faceva così, magari a costo di preparare due elenchi: per far vedere agli esclusi una lista col loro nome e presentarne un'altra. Ovviamente in tempo. Il vertice del partito non potrà non affrontare e risolvere la questione».
Secondo Bersani la macchina del predellino sbanda. Condivide la valutazione?
«Guardi, se andassimo a verificare fino in fondo, ma proprio in fondo, lista per lista, non so quante risulterebbero in regola quanto meno con la raccolta di firme».
Anche Fini, cofondatore del partito, dice che il Pdl, così com'è, non gli piace. Un problema ci sarà...
«Veramente, mi sembra che molti errori, anche in questo caso, siano stati prodotti da metodi ereditati quanto meno anche dalla componente di An. E allora si tratta di capire tutti insieme come risolvere problemi ormai evidenti».
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