
21/10/10
Avvenire
«Per il governo, la partita non è semplice, certo. Ma con le vacanze, giungerà probabilmente una tregua. E forse anche il voto al Senato di una riforma svuotata di molti contenuti iniziali. A quel punto, non ci saranno veri sconfitti e il governo potrà uscire a testa alta». L'ipotesi di una "patta" seduce Elisabeth Dupoirier, docente presso la prestigiosa Fondazione nazionale di studi politici di Parigi.
Che cosa la colpisce di più nello stallo in corso?
La questione delle pensioni pare sempre più inglobata in una più generale ansia dei francesi verso l'avvenire. Ciò spiega lo spiazzamento del governo, dato che sul punto specifico delle pensioni tutti i sondaggi mostravano prima dell'estate una sorta di rassegnazione dei francesi verso la necessità della riforma. Ad innescare le proteste è stato in effetti il contenuto specifico della bozza del governo, giudicato socialmente ingiusto da sindacati e opposizione. Poi è stata l'ansia diffusa ad amplificare la contestazione.
Un contesto che può portare a una crescente radicalizzazione?
Per il momento, non parlerei di radicalizzazione diffusa. Un paio di partiti di estrema sinistra continuano a proporre una linea radicale, ovvero la ricerca a tutti i costi dello sciopero generale a oltranza e della paralisi in vista del ritiro totale della riforma. Ma un simile approccio non pare conquistare l'intera opposizione. L'area delle proteste continua ad allargarsi, ma siamo ancora lontani da un'autentica radicalizzazione.
Si riferisce anche allo scontro in corso all'interno della stessa casa socialista?
Nel Ps, sembra per ora prevalere una linea relativamente moderata, anche se in effetti c'è un dibattito interno in corso. La segretaria Martine Aubry resta su una linea riformatrice. Al contempo, un sindacato come la Cfdt ha affermato chiaramente che non spetta all'estrema sinistra dettare la condotta sindacale. I partiti della sinistra riformatrice e gli stessi sindacati, con rare eccezione fra le sigle minoritarie, continuano dunque a smarcarsi nettamente dai radicali.
Ciò può prefigurare il dietrofront imminente di una confederazione moderata come la Cfdt?
È difficile dirlo. Ma resta significativo che la stessa Cgt, di matrice marxista, tenta a tratti di calmare le acque, inquadrando ad esempio l'ingresso dei giovani all'interno del movimento. I radicali, naturalmente, vogliono servirsi delle dinamiche studentesche. Male principali confederazioni cercano di convogliare ogni protesta nell'alveo di una richiesta di dialogo sociale sui punti della riforma.
Il governo le sembra disposto a fare nuove concessioni?
Si. Del resto, anche se opportunamente nell'ombra, la negoziazione concreta continua. Il governo ha accettato concessioni fin dall'inizio. Da questo punto di vista, è interessante il contrasto fra l'atteggiamento di fermezza del premier Fillon davanti alle telecamere e i patteggiamenti concreti già avvenuti all'Assemblée Nationale e adesso al Senato. Le concessioni sono spesso categoriali e poco visibili, ma sostanziali. E ultima è l'esclusione dei marittimi, in particolare i pescatori, dal campo di applicazione della riforma. Il testo finale del Senato sarà verosimilmente molto lontano dalle intenzioni originarie del governo. Insomma, una legge piena di eccezioni.
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