
22/03/12
Il Messaggero
«Non finirà mai, oggi mi sento stanco e scoraggiato», è insolito sentire parlare così Dalil Boubakeur. Il rettore della moschea di Parigi è la personalità più autorevole dei musulmani di Francia. E stato il primo presidente del Consiglio per il culto musulmano, ieri era all'Eliseo, nella delegazione ricevuta dal presidente Sarkozy. Militante da sempre di un Islam alla francese, occidentale, aperto al dialogo, fedele ai valori della Repubblica, Boubakeur è ferito al cuore dai morti di Tolosa, uccisi in nome di un Islam che non riconosce. Ci dice di sentirsi «isolato» e punta il dito contro tutti quelli, troppi, che contro la minaccia integralista o radicalista non «fanno niente».
Mohamed Mehra ha ucciso in Francia in nome dell'Islam.
«È una sciagura che si abbatte sui musulmani di Francia. Siamo distrutti, stupefatti, davanti a questi fatti gravi e criminali provocati da un giovane musulmano di Tolosa, che ha fatto regnare il terrore in Francia in nome della sua ideologia, del suo modo di vedere l'Islam. Siamo indignati che questo possa ancora possa accadere, che la comunità musulmana possa essere infangata da questi gesti di folle radicalismo. Gesti che non hanno giustificazione, che non devono rimettere in causa i musulmani, l'Islam e i suoi principi».
Lei parla di un gesto folle, ma l'integralismo islamico, il terrorismo, esistono, sono organizzati. La comunità musulmana non ha una sua parte di responsabilità?
«La verità è che nessuno si impegna davvero contro questi fenomeni. La verità è che c'è troppa gente che non reagisce, che fa finta di niente, che si sottomette o tace. A tutti i livelli, dovunque. Questo è il vero problema. Vedo che nemmeno i Paesi occidentali fanno davvero qualcosa, che questo fenomeno continua a prosperare, ad estendersi, a coinvolgere giovani esaltati e a provocare vittime innocenti. E vero, c'è la guerra in Afghanistan, ci sono altri conflitti contro il terrorismo, ma il fenomeno del radicalismo nell'Islam non è combattuto seriamente».
Chi dovrebbe reagire?
«Innanzitutto i musulmani stessi, dovrebbero educare le loro famiglie, i loro giovani, al vero Islam, che non è quello dei fondamentalisti, dei radicali, dei salafiti, del terrore, della violenza. Ma questa educazione non viene sempre praticata, e pochi lo denunciano, e così l'islamofobia aumenta, e anche la violenza contro i musulmani».
Il suo Islam del dialogo non è abbastanza forte?
«Non mi ascoltano. La parola moderata non va di moda. Accuso anche voi giornalisti: la stampa preferisce sempre valorizzare la parola violenta, quella che demolisce. E questo è un dramma».
È stata annullata una marcia ebraico-musulmana che avrebbe dovuto svolgersi domenica a Parigi. Un brutto segno?
«Il Consiglio delle Istituzioni ebraiche, il Crif, mi ha comunicato di averla annullata per motivi di ordine pubblico».
Il Crif aveva lodato il suo comunicato di compassione e vicinanza dopo il massacro alla scuola ebraica di Tolosa.
«Certo. Come si può non condividere e compatire il dolore, la sofferenza, la disgrazia?»
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