
È cronaca di questi giorni la sfida dell’Arizona al presidente Barack Obama con l’inasprimento senza precedenti della sua legislazione anti-immigrazione illegale: la polizia potrà fermare chiunque per strada sulla base di «ragionevoli sospetti». Un caso a parte o il principio di un nuovo approccio più severo al fenomeno su scala globale?
La crisi economica sta cambiando l’atteggiamento verso l’immigrazione a livello internazionale. Quando il contesto economico-finanziario si fa difficile, la gente e i politici diventano più cauti nell’aprire agli immigrati. I clandestini, poi, sono quelli meno tollerati.
Possibile in Europa il contagio "Arizona"?
Non è certo questo quello che auspico per l’Europa perché chiudere all’immigrazione non sarebbe nel suo interesse. Prima di tutto per ragioni demografiche. Certo, la tentazione di respingere gli immigrati può diventare più forte in alcuni paesi ma sarebbe un approccio miope, alla lunga comprometterebbe il benessere socio-economico dell’Unione intera. Non dimentichiamoci del grande contributo allo sviluppo di altri paesi, Stati Uniti compresi, che hanno dato gli immigrati europei e italiani.
Crede davvero che in Europa la sua posizione sia largamente condivisa?
Non so. Ma so che solo un’Europa che guardi agli immigrati non come una minaccia ma come persone nel bisogno può avere successo nel gestire le sfide poste dai flussi migratori.
Arriva il caldo. Teme una nuova ondata di immigrazione dal Mediterraneo e sulle coste italiane?
Le statistiche del Frontex dicono che ci sarà una riduzione del 32% dei flussi dal Mediterraneo. La pressione maggiore è attesa da Est e comunque la gente preferisce non arrivare per mare. Poi c’è l’impatto della crisi economica europea, la disoccupazione. Che probabilmente rallenterà i flussi.
L’anno scorso l’Italia è stata criticata per la politica dei respingimenti prevista dai suoi accordi con la Libia. Condivide?
La legislazione europea non prevede l’avvio delle procedure per l’asilo per chi è intercettato in acque internazionali. Detto questo, quando respingono gli immigrati in un paese terzo gli Stati membri devono rispettarne i diritti fondamentali, assicurarsi che chi è respinto non finisca in paesi dove rischi persecuzioni o trattamenti disumani o da dove possa esservi avviato. Per questo seguiamo da vicino la sorte degli immigrati una volta rimandati in Libia, con attenzione al rispetto del principio di non respingimento.
Grazie all’intesa con la Libia, l’Italia è riuscita a governare meglio l’emergenza sulle coste della Sicilia. L’esempio italiano può fare da battistrada a un’intesa estesa anche all’Europa?
Il dialogo con le autorità libiche è difficile ma sono decisa a migliorare relazioni e cooperazione tra Europa e Libia, un paese che ha un ruolo fondamentale nella prevenzione dei flussi di immigrazione illegale dall’Africa.
Ha già fatto qualche passo concreto con Tripoli?
Ho scritto una lettera al ministro degli Esteri libico sottolineando il nostro interesse ad avviare dialogo e cooperazione. Gli ho proposto di organizzare al più presto un incontro tra noi e gli Stati membri interessati. Ritengo che per il successo dell’operazione l’aiuto del governo italiano sia per noi della massima importanza.
Rosarno, una brutta pagina italiana. Cui però negli ultimi giorni governo e forze di polizia hanno risposto con i fatti. Il suo giudizio sulla vicenda?
Non posso che deplorare lo sfruttamento degli immigrati e la violenza esplosa a Rosarno. L’azione del governo italiano è stata efficace e dimostra che il fenomeno può essere governato e va fatto il massimo per tagliare i legami tra immigrazione clandestina e chi la sfrutta.
Come tagliare questo legame?
Con strumenti più efficaci di integrazione e una politica dell’immigrazione legale ben organizzata. Perché di immigrati l’Europa ha bisogno per colmare la penuria di lavoratori in certi settori. Comunque, proprio per evitare nuove Rosarno, presenterò entro l’anno un progetto di direttiva Ue sui lavoratori stagionali; che prevederà anche la fissazione di un salario minimo.
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