
ROMA - Oggi pomeriggio Letta incontrerà il ministro Idem. Sarà disposto a proteggerla dalle critiche, se riterrà che un principio di garantismo, nel caso di dimissioni, verrebbe in qualche modo calpestato. Le chiederà invece un passo indietro (sperando di ottenerlo) se si accorgerà che «le regole» non sono state rispettate, che la permanenza al governo dell’ex olimpionica sarebbe in qualche modo un’ingiustizia agli occhi dei cittadini.
«Voglio vedere tutte le carte, confesso che non le ho ancora viste tutte», ha detto ieri il premier nel corso della trasmissione di Lucia Annunziata. Insomma sarà un incontro nel merito, certamente delicato, in cui il capo del governo dovrebbe formarsi un’opinione in qualche modo definitiva. Ieri sera, nel Pdl come nel Pd, le previsioni lasciavano uno spazio aperto per ogni tipo di soluzione.
«Parleremo e poi decideremo insieme», ha aggiunto il premier, che comunque non vuole che il caso si trascini. È durato sin troppo, si aggiunge a questioni ben più delicate, va in qualche modo chiuso, in un senso o nell’altro. «Dobbiamo essere garantisti e garantire opportunità e rispetto delle regole» come «elemento chiave del nostro governo». «Nessun doppio standard», ha concluso Letta in tv.
A giudicare dall’aria che si respirava ieri pomeriggio in seno al governo, come nel Pd, l’ipotesi dimissioni, provocate in qualche modo dal capo dell’esecutivo, sarebbe prevalente. Il deputato del pd Dario Ginefra ieri suggeriva al ministro di «togliere il governo dall’imbarazzo». Il presidente della Toscana, il democratico Enrico Rossi, è convinto che Idem «avrebbe dovuto rimettere il mandato nelle mani del presidente del Consiglio. Sta a lui decidere. In politica si fa così».
Dichiarazioni di taglio negativo, che viene rimarcato in modo non ufficiale anche da alcuni ministri. Una delle riflessioni è che «nel Pd in pochi l’hanno difesa, non si vede in giro grande voglia di copertura, Franceschini non è andato in conferenza stampa con lei, come avrebbe potuto fare, come in questi casi fa il ministro dei Rapporti con il Parlamento e dunque è più che possibile che alla fine il capo del governo le chieda un passo indietro». Palazzo Chigi invece non aggiunge né toglie una parola a quanto dichiarato dal premier; e se c’è già una decisione presa è più opportuno che sia il capo del governo a comunicarla al ministro.
Suscita curiosità, ma sino a un certo punto (la vicenda coinvolge il pagamento dell’Imu), la difesa della Idem da parte del Pdl: «Io sono un garantista all’ennesima potenza, contrariamente ai miei colleghi del Pd che nel passato si sono infilati in ogni strumentalizzazione», dichiara Renato Brunetta, capogruppo alla Camera dei deputati. «Io non faccio strumentalizzazioni, rispetto le persone, rispetto anche gli errori delle persone. Chi non ha mai fatto un errore nella denuncia dei redditi? Chi non ha mai fatto un errore sull’Imu? Chi non ha mai fatto un errore sull’Iva?».
Nel partito di Vendola invece già prefigurano una prova di resistenza del ministro. «Non si è ancora dimessa, nonostante i distinguo di tanti suoi compagni di partito, nonostante l’evidente freddezza del premier, nonostante sembri impossibilitata a dare spiegazioni convincenti ed esaustive. Evidentemente ha scelto la strada di attendere il giudizio del Parlamento, confidando nella solidarietà della maggioranza che sostiene il governo. E sbaglia», afferma Giovanni Paglia, deputato di Sinistra ecologia libertà.
Commentano anche gli ex colleghi di giochi olimpici. Fiona May, ex campionessa del salto in lungo e, come la Idem, italiana d’adozione: «Vanno valutati i fatti, ma io al suo posto mi dimetterei per non lasciare ombre». Mentre Juri Chechi si aspetta «un chiarimento: quando una persona accetta un ruolo fondamentale come quello di ministro, deve anche accettare di essere passata alla lente di ingrandimento».
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