
Il leader dei socialisti francesi, Francois Hollande, favorito nei sondaggi per le presidenziali di aprile contro il presidente Nicolas Sarkozy, vuole riportare le pensioni a 60 anni, assumere 150 mila funzionari, tassare i ricchi, rinegoziare i trattati europei, convincere i cinesi a rivalutare lo yuan. A ben vedere, le cose sono un po' più complicate. La pensione a 60 anni si limita a chi ha versato 41 anni di contributi, le assunzioni pubbliche compenseranno posti rimasti vuoti. Quanto alle nuove tasse, al nuovo trattato europeo e all'intesa monetaria con Pechino molti dubitano che si tradurranno in realtà. "Hollande pensa come Pascal Lamy, ma per opportunismo agisce come il capo della corrente di sinistra Arnaud Montebourg", nota scettico il finanziere Alain Mine. "Non farà niente di quello che dice", scommette il liberale centrista Jean-Claude Casanova.
Hollande promette guerra alla finanza internazionale. Vuole separare nelle banche le operazioni di credito da quelle speculative? La questione è già allo studio di un gruppo di lavoro creato dal commissario europeo Michel Barnier. Vuole vietare i prodotti tossici, ma non spiega come. Vuole vietare le stock option, tranne che per le start up e l'ala sociale dell'Ump è d'accordo: Sarkozy l'ha previsto nel 2009 per le imprese che godono di aiuti di stato. La stessa cosa vale per i paradisi fiscali, che Hollande vuole bandire per le banche francesi, e per l'agenzia pubblica di rating europea. Ma è il dirigismo sull'Ue a preoccupare soprattutto Berlino. In nome di crescita-solidarietà-protezione, Hollande vuole proporre un nuovo trattato franco-tedesco, per coordinare politiche economiche, progetti industriali, scelte energetiche. Sogna un fondo europeo e una Bce che contrastino la speculazione, Eurobond per finanziare parte dei debiti sovrani e infrastrutture. "Non ci sarà una Germania ricca e forte in un'Europa debole e impoverita", dichiara. Anche se per garantire competitività e giustizia fiscale si basa su conti che, secondo gli esperti, non tornano.
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